Quest’anno è davvero motivo di gioia sapere che il Premio Racalmare – Leonardo Sciascia, alla sua 33 edizione, verrà assegnato al poeta Nino De Vita. La premiazione si terrà oggi a Grotte, nell’atrio comunale.
Di Nino De Vita abbiamo avuto modo di parlare spesso su queste pagine, e ancora tanto c’è sicuramente da dire. A pensarci bene, una riflessione necessaria in questo momento potrebbe essere formulata così: quanto l’opera di Nino De Vita è sciasciana? Solitamente qui si risponde evocando l’amicizia e la familiarità che l’autore dei Cuntura ha avuto con leggendario maestro di Racalmuto. Ma sicuramente non basta. Non basta ricordarne l’amicizia – le loro ore in macchina a conversare, i ritiri nella campagna della Noce o i pranzi a Cutusio – per potersi dire autori che, in qualche modo, riprendono in letteratura il cammino sciasciano.
Perché Nino De Vita, di sciasciano, in senso letterario, ha molto. E questo ancora è stato esplorato poco.
Si potrebbe cominciare dallo spazio metaforico della Sicilia. La Sicilia dei racconti di Sciascia e di De Vita che non è mai la Sicilia, ma è il mondo intero, i suoi paradossi e spesso le sue meschinità.
Si potrebbe continuare con una certa attenzione ai vinti, agli sconfitti, ai fragili, che affollano le loro pagine e si misurano con il problema dell’ingiustizia.
Problema, per entrambi i nostri autori, irrisolvibile. Un rompicapo «da rompersi la testa», per questo le loro storie non hanno mai un finale definito, chiuso, riparatore. Ma anzi sempre aperto, misterico, enigmatico.
Noi tutti, sull’opera di Leonardo Sciascia e di Nino De Vita, continuiamo a romperci la testa. Questo premio è un’occasione per osservare insieme i loro percorsi, l’uno alla luce dell’altro. In una tradizione siciliana, e perciò universale, che ha ancora un futuro molto luminoso davanti a sé grazie alle loro voci.