Arriva a Tivoli, da dove è stata emessa l'ordinanza, ma è partita dalla Procura di Marsala l'indagine che oggi ha portato all'arresto di un imprenditore e alla misura dell'obbligo di dimora per altri due. Sono tre imprenditori coinvolti in una truffa sui contributi comunitari della pesca.
L'indagine, dicevamo è nata dalla procura di Marsala, in particolare è stata svolta dal Sostituto procuratore Maria Milia. Quando sono stati accertati gli elementi della frode all'Unione europea, l'indagine è passata di competenza agli uffici della procura europea, a Palermo, la EPPO (acronimo di European public prosecutor's office). La Eppo esiste dal 2021, ed è una struttura investigativa comune ad alcuni Stati europei, per tutelare il bilancio comunitario contro le frodi e sfruttando il lavoro congiunto dei singoli Paesi. I procuratori europei possono fare indagini sui finanziamenti provenienti dall'Europa e diretti verso i singoli Stati verificandone il corretto utilizzo e gli eventuali reati commessi. Come nel caso dell'indagine di oggi, una truffa da 4,5 milioni di euro a Unione europea, Stato e Regioni Sicilia, Lazio e Toscana. Quindi, ricapitolando, l'indagine nasce e si sviluppa a Marsala, viene recepita dalla Eppo, da lì la richiesta delle misure cautelari, per competenza, al Gip del Tribunale di Tivoli.
Questo perchè gli indagati nell’inchiesta Goldfish sono sei persone operanti in tutta Italia, ma con sede nella provincia di Roma e riconducibili a società con sedi a Petrosino, Roma, Guidonia e Piombino che operano nel campo dell’acquacoltura con una filiera che parte dall’allevamento dell’avannotto fino alla produzione di sushi per supermercati e ristoranti.
Al centro delle indagini della Procura di Marsala, e del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Trapani, contributi a fondo perduto alle società coinvolte a valere sul Programma operativo del Fondo europeo per gli affari marittimi e per la pesca 2014/2020, per progetti relativi alla realizzazione o al riattamento di siti produttivi.