Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
18/12/2023 08:00:00

A Trapani il giornalismo "Controvento" di Attilio Bolzoni 

  “Controvento, racconti di frontiera” è l’ultima opera di Attilio Bolzoni presentata nell’auditorium del Polo Universitario ad una platea di giovani studenti dell’Istituto Istruzione Superiore "Rosina Salvo" delle classi quinta H del Liceo Linguistico e quinta A del Liceo delle Scienze Umane.


“Controvento esprime il mio carattere professionale e non solo. Perché spesso mi sono ritrovato appunto controvento a raccontare delle cose, mentre il palazzo e l’ufficialità ne raccontava un’altra”. Così spiega il titolo Attilio Bolzoni, giornalista dal 1983, autore di diversi libri e sceneggiatore, che in questo libro narra in modo fluido e appassionato quarantacinque anni di professione giornalistica svolta in Sicilia e all’estero.
Nel corso della presentazione, introdotta dal Presidente del Polo Universitario di Trapani prof Giorgio Scichilone, sono intervenuti Maria Esmeralda Bucalo, professoressa associata di Diritto costituzionale nell'Università degli Studi di Palermo, presso il Dipartimento di Giurisprudenza, con il procuratore capo di Trapani Gabriele Paci e con il sostituto Giancarlo Caruso dell'Associazione Nazionale Magistrati trapanese.

 

“Ragazzi, questo libro è una raccolta di articoli. Io non sono uno scrittore, gli scrittori sono Verga, Pirandello, Sciascia. Io sono un semplice giornalista, che come molti giornalisti sentono la necessità di andare in profondità”.
Così esordisce Attilio Bolzoni, rivolgendosi alla platea di giovani studenti catturati dai suoi tanti resoconti giornalistici. A Palermo dal 1979, ha collaborato con il quotidiano L'Ora per la cronaca nera, poi come corrispondente da Palermo di Repubblica dal 1982. Ricorda fatti, colleghi ed episodi che spaziano dagli anni della mafia stragista alla cronaca contemporanea, fino agli sbarchi clandestini, passando dai servizi come corrispondente all’estero.
“Sì, sono stato inviato di guerra. – continua Bolzoni- Ho passato circa quindici mesi in Iraq e cinque o sei mesi a Kabul. Se avevo paura? Si, avevo paura. Però come ho avuto paura a Palermo, non l’ho mai avuta da nessuna parte”. Parla del dottor Falcone, dei pentiti come Gaspare Spatuzza, fino alla cattura di Matteo Messina Denaro.
Cosa rimane di quegli anni? Una lezione ancora difficile da mettere in pratica, è il commento comune. “Spesso si sente parlare del “metodo Falcone”, - sono le parole di Gabriele Paci - ossia di un metodo di coordinamento escogitato da Giovanni Falcone, uomo che aveva capito come la mafia fosse un fenomeno che doveva essere considerato unitariamente. Perché, se tutti portavano avanti le indagini custodendo le proprie informazioni, senza riversarle in un calderone comune, non si sarebbe arrivato da nessuna parte. Lui, quindi, ebbe l’intelligenza di creare l’ufficio centralizzato sulla mafia”. Un metodo che, secondo Paci, fatica a essere compreso dalle Istituzioni e, parlando ai ragazzi, ha portato un esempio personale. “Nel 2000 lavoro alla procura di Perugia e, in quel momento, ci si occupava del terremoto. In questi casi si ha a che fare con la ricostruzione e con gli appalti e i sub-appalti. Il Procuratore decise di dividere i fascicoli riguardanti i vari paesi, dividendoli tra i vari sostituti, e per di più in ordine alfabetico quando, invece, ci sarebbe voluta una visione d’insieme. Nel 2000 Falcone era osannato, eppure in una parte non remota dell’Italia accadeva questo”.


“Quale può essere la giusta distanza rispetto ai fatti che accadono?” Chiede alla fine del suo intervento Giancarlo Caruso. “bisogna vederli da una parte molto da vicino e dall’altra molto da lontano - risponde Bolzoni -. Bisogna avere la capacità di entrare in certe dinamiche, ed estraniarsi per avere la serenità di guardare la globalità. Di una cosa sono sicuro –aggiunge il giornalista- anzi ho una certezza, data dai grandi fotografi. Non è che più cose e persone si inseriscono in una fotografia e più quelle cose e quelle persone, restituiscono una ricchezza a quella vicenda. Mi riferisco alle stragi. E così non si fa chiarezza.”
“Ragazzi, regalatevi questo libro, anche se sembra impegnativo – afferma Maria Esmeralda Bucalo- Il cambiamento è anzitutto culturale. Andare Controvento, prendendo in prestito il titolo del libro, è scalzare l’idea di andare avanti in ogni modo".


Anna Restivo