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18/12/2023 06:00:00

Crescono i redditi al Sud, ma è siciliana la provincia più povera d'Italia... 

 L’analisi del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne e Unioncamere sulle stime 2022 del reddito disponibile delle famiglie consumatrici, ha
indicato dei dati importanti per la crescita delle comunità, si parte da un minor divario tra Nord e Sud, la città di Caserta è prima per crescita con un +14,2%, mentre Milano resta la provincia più ricca, con 32.855 euro per abitante.

Fanalino di coda è Enna, città più povera con 13.701 euro. Ma nel complesso tutto il Meridione ha un incremento del reddito familiare in termini monetari del 9,1%, contro il +8,3% dell’Italia nord-occidentale, il +7,7% del Nord-Est e il +7,3% dell’Italia centrale.
Ma è pure vero che se si guarda al reddito pro-capite delle famiglie è ancora Milano con 32.855 euro per abitante in cima alla graduatoria, poi c’è Bolzano con 27.966 euro, seguono Monza e la Brianza con 27.520 euro.


I posti più bassi della classifica sono occupati da territori del Sud, Enna ultima ma poi c’è pure Agrigento con 13.725 euro, Caserta con 13.923 euro, qualcosa si è mosso per le politiche redistributive ma non è ancora sufficiente.
Lo sprint per gli incrementi del reddito delle famiglie più consistenti tra il 2019 e il 2022 a prezzi correnti è tutto delle regioni del Mezzogiorno, a guidare la classifica è la Basilicata con una crescita del 12,3%, seguita da Puglia e Sardegna con entrambe +10,4%.
Al centro Italia la posizione peggiore è quella di Frosinone, al 99° posto con 14.593 euro, e nell’Italia settentrionale da Rovigo al 70° posto con 18.350 euro.

 


Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, ha evidenziato che: “L’analisi del reddito disponibile a prezzi correnti restituisce l’immagine di un Paese meno diseguale rispetto alla geografia del Pil. Più in generale, sembra che la nostra economia si stia articolando secondo direttrici che in tanti casi saltano la tradizionale dicotomia Nord-Sud”. Occorre, però, considerare che il processo inflattivo in questi anni ha colpito più il Mezzogiorno del resto d’Italia e questo sicuramente contribuisce ad ampliare i divari del potere di acquisto reale. Per questo, il tema vero resta quello della crescita della base produttiva per assicurare una occupazione di maggiore qualità e una più elevata consistenza del reddito delle famiglie fuoriuscendo dalle situazioni di precarietà oggi più diffuse nel Meridione”.