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29/01/2024 06:00:00

Bella vita e  tatuaggi di Matteo Messina Denaro. Sequestrati 800mila euro

Muovendosi liberamente e senza timori, il boss Matteo Messina Denaro, il più ricercato in Italia, ha sfidato lo Stato vivendo apertamente a Palermo. Le sue dichiarazioni, rese ai magistrati lo scorso luglio, hanno svelato dettagli della sua vita nel capoluogo siciliano, includendo la frequentazione di luoghi comuni e incontri con diverse persone.

Denaro ha dichiarato: "A Palermo ho chiesto di un dentista bravo, me lo hanno indicato, e ci sono andato". Ha confermato di avere un dentista in via Belgio, presentandosi sempre con un falso nome. Quando gli è stato chiesto come ha conosciuto il dentista, ha dichiarato di aver chiesto ai suoi amici a Palermo di indicargliene uno bravo.

Il capomafia a ha anche sottolineato che la sua vita non era limitata solo al mondo mafioso. Ha dichiarato: "Le mie amicizie non iniziano e finiscono solo nel mondo che considerate mafioso, no, non è così. Le mie amicizie erano trasversali".

Il boss ha anche spiegato la sua scelta di frequentare posti di mare evitando consapevolmente luoghi frequentati da altri mafiosi per motivi di sicurezza. Ha aggiunto: "La mia vita non era solo a Campobello, dovevo anche gestire la mia latitanza, però dovevo continuare una vita, non potevo vegetare".

I tatuaggi sono tre. Sul braccio sinistro c’è una data: 8 ottobre 1981, disegnata con numeri romani. Ci sono poi due scritte. La prima: “Tra le selvagge tigri”. La seconda “Ad augusta per angusta”. L’espressione è talvolta presente nell’uso comune per significare che i grandi risultati si raggiungono solo superando difficoltà d’ogni genere”.

 

A Matteo Messina Denaro, nel corso delle perquisizioni effettuate dopo l'arresto, sono stati sequestrati 500mila euro in gioielli e 300mila in contanti, somme subito fatte confluire nel Fondo Unico per la giustizia”. Lo ha detto il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, intervenendo all'inaugurazione dell'anno giudiziario.

Il 16 gennaio scorso è passato un anno dalla celebre cattura del boss mafioso, avvenuta presso una clinica privata di Palermo. Il successivo 25 settembre Messina Denaro si è spento presso il reparto detenuti dell'ospedale de L'Aquila a causa del cancro al colon da cui era affetto.

Nella relazione del presidente della Corte d'appello, Matteo Frasca, di inaugurazione dell'anno giudiziario, l'arresto di Matteo Messina Denaro e la sua morte vengono individuati come eventi che hanno aperto nuovi scenari: la mafia ora punta agli affari e alla finanza. La cattura dell'ultimo grande latitante di Cosa nostra non è stato, secondo Frasca, “solo l'approdo di lunghi anni di defatiganti indagini delle forze di polizia, coordinate dalla Procura della Repubblica di Palermo, ma è divenuto anche un punto di partenza perché ha aperto nuovi scenari”.

In quella direzione vanno quindi orientate le misure di contrasto “per individuare, mediante indagini sempre più complesse e articolate, soprattutto quanto investono le operazioni finanziarie, la rete di protezione che ha consentito la latitanza e di scoprire le fonti di ricchezza del latitante stesso e dell'organizzazione”.