È inaccettabile il silenzio del sindaco che pure, dopo le alluvioni di settembre e ottobre del 2022, s’è speso in ogni sede lamentando il saccheggio della città da parte di chi aveva tombato il canale Scalabrino e che vedeva le aree residue tra via Virgilio, via Marsala e la dorsale ZIR, oggi a rischio edificazione, come fondamentali per il drenaggio delle acque piovane che si riversano sulla città».
Così la deputata trapanese Cristina Ciminnisi, che nei giorni scorsi ha inviato al sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida una lettera nella quale chiede «revisione ed aggiornamento del Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI)» della città «e un suo coerente raccordo con gli strumenti di pianificazione urbanistica (PUG)». Nella nota la deputata sottolinea che «è urgente tutelare un’area della città che ha visto, negli anni più recenti, un progressivo consumo del suolo, con conseguente riduzione delle zone permeabili».
L’area cui fa riferimento Ciminnisi, componente la IV Commissione Ambiente e Territorio dell’ARS, è quella corrispondente alle ex Saline Collegio e Modica a ridosso delle quali sono stati realizzati o sono in corso di progettazione massicci interventi edilizi e urbanistici: il Consiglio Comunale di Trapani, ha già dato parere favorevole per la strada di “Accessibilità al porto e area industriale” nell’ambito della Z.E.S. Sicilia Occidentale, mentre in una porzione delle ex saline Collegio e Modica è previsto un intervento di edilizia privata a ridosso di un canale, forse un impluvio residuo del vecchio impianto delle saline. Interventi che si cumulano a quelli sul versante della via Virgilio: alla RSA che ha sottratto quasi 8mila metri quadrati di suolo destinato a verde, e al “Sottopasso” ad opera di RFI.
«In questo momento – afferma la deputata – le sorti future della città, che dipendono dalle scelte di pianificazione che si fanno in questa fase, sono nelle mani del sindaco Tranchida e del suo Assessore all’Urbanistica Pellegrino. Si prendano la responsabilità, davanti ai trapanesi di fare una scelta lungimirante, a partire dalla revisione del PAI che, alla luce delle recenti direttive regionali, è ritenuta doverosa a seguito del verificarsi di nuovi eventi di dissesto o da nuove previsioni provenienti da studi e attività di monitoraggio».
«È inutile commissionare degli studi tecnici sulla mitigazione del rischio idraulico, e poi sconfessarli, dimenticando che quell’area è stata individuata - conclude Ciminnisi nella lettera sintetizzando lo studio commissionato dal Comune – come la sola naturalmente idonea ad accogliere e smaltire le acque piovane».