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28/02/2024 06:00:00

Amicizia e affari con Maradona, grano de Dios. Valerio Antonini, il nuovo re di Trapani / 3

Nella nostra inchiesta a puntate (qui la prima e la seconda parte) che sta ricostruendo la carriera imprenditoriale del nuovo re di Trapani, Valerio Antonini,  siamo arrivati, al 2003. 

Gran balzo in avanti nel tempo, e siamo così nel 2013 (per dieci anni di Antonini si perdono pubblicamente le tracce).  Smessi i panni di dirigente calcistico, ora il futuro re di Trapani gira il mondo: commercia in beni alimentari primari (grano soprattutto). Con un testimonial d’eccezione: Diego Armando Maradona.

È lui che fa entrare Antonini sotto l’ombrello della grande storia e lo introduce alla corte dei regimi comunisti dei Caraibi, a Cuba, in Nicaragua e Venezuela. Sono i tre Paesi in fondo nella classifica delle democrazie sudamericane. I meno liberi, insomma, come certifica anche un rapporto del Parlamento Europeo (qui, in inglese).

“Dall’aprile 2013 e grazie alla nostra partnership con Diego abbiamo iniziato a vendere diversi tipi di cereali alle repubbliche di Cuba e Venezuela”, così si legge sul sito dell’azienda Anton Commodities registrata in Svizzera.

Diego è sempre lui, Maradona.

E qui si aprono le porte non solo dei successi di Antonini ma quelle di una storia grande in cui lui si ritaglia un posto al sole.
È quella degli affari dell’ex-campione argentino e dei suoi rapporti politici con i regimi di mezzo mondo, dalla Russia di Putin al Venezuela di Maduro alla Cuba post-Castro. Niente male per il giovanotto che appena dieci anni prima vedeva andare in frantumi il sogno di una squadra della provincia campana da portare in serie B, un nuovo stadio e tanti altri progetti faraonici in un paese di appena diecimila anime.

Proprio per questo va segnalata la singolarità di chi, forte dei suoi successi, non appena conquista un posto al sole "sparisce": nella sua fotogallery di quegli anni ruggenti non si trova mai il suo volto accanto a quei leader politici a cui l’amico Maradona si accosta e con i quali lui stesso fa affari milionari.
Nella fotogallery ufficiale di Antonini non c’è un’immagine con Castro, con Maduro o con Chavez: tutti amici personali del Pibe de oro, tutti leader di quei regimi con i quali l’amico (ma secondo alcuni bisognerebbe dire il socio) Maradona tratta a tu per tu grandi commerci.

L’ex-campione argentino veniva pagato 300mila euro al mese per la sua attività di lobbying da un’azienda italiana, la Casillo group, ma anche dal governo venezuelano e cubano che siglavano grazie a lui contratti miliardari per il commercio di beni alimentari. Come diceva lo stesso Maradona ad Antonini: “Sei l'unica persona della mia vita che mi ha fatto guadagnare soldi e non me ne ha mai chiesti”. Insomma, Maradona faceva l’intermediario.

 
È in questo contesto che Antonini fa spiccare il volo ai suoi affari: apre due società, una a Miami, una seconda in Inghilterra chiusa nel 2016 poi una terza in Svizzera. Tutte portano il suo nome, Anton Commodities.
Come avviene questo repentino cambio, come Antonini passi dal calcio dilettantistico nel sud Italia al commercio mondiale di beni alimentari, come emissario del gruppo Casillo, lo racconta lui stesso:  “Dopo la delusione della Palmese, vado a lavorare per una importante azienda, la Molino Alimonti. Vendo sacchi di farina, in pratica. E' così che ho imparato tutto sul grano. Ed è qui che - rivela a Tp24- conosco uno dei più importanti operatori del settore, Casillo Group”. 

 

 

Ma continuiamo. Appena due mesi dopo l’arrivo al potere di Nicolas Maduro il 29 maggio 2013 Casillo Commodities ingaggia Maradona per dieci anni, come lobbista e intermediario. “Per ogni affare chiuso con i governi di Caracas e l’Avana, il gruppo garantiva all’ex-numero uno del calcio 1,8 dollari per ogni tonnellata metrica di materie prima e fino al 3% del prezzo di vendita dei prodotti finiti”, Lo racconta a Tp24 Roberto Deniz uno dei giornalisti investigativi più importanti del continente, che si è occupato della vicenda per la rivista armando.info. L'articolo lo si può leggere cliccando qui o sull'immagine.

 

Secondo la ricostruzione del giornalista, in quest’accordo gioca un ruolo di primo piano proprio Antonini, sia come emissario di Casillo, dove era andato a lavorare dopo l’esperienza alla Alimonti, che come socio di Maradona. L' accordo tra il 2015 e il 2018 permetterà a Casillo di firmare 23 contratti per quasi 1 miliardo e mezzo di dollari in cambio di forniture di mais, grano, zucchero e soia. Gli ultimi contratti datati 2019 varrebbero altri 140 milioni circa.

 


Secondo questi accordi, calcola Roberto Deniz, Maradona avrebbe incassato oltre 4,5 milioni di dollari. Ma è solo una stima parziale perché il governo venezuelano non ha mai reso pubbliche le percentuali sui prodotti finiti e su un altro enorme accordo, mediato anche questo da Antonini per conto di Casillo, sulla gestione dei silos e dei porti. Per saldare in parte questo debito il governo di Maduro inviò in Italia una tonnellata di oro che produsse, nella vendita, una plusvalenza per l’azienda pugliese di oltre 300mila euro nel 2019. Si trattava con ogni evidenza di un acconto sul debito per decine di milioni di euro maturato dal Venezuela nei confronti del gruppo italiano.
Molti, molti di più sono i soldi che, anche grazie al lobbismo di Maradona, Antonini, per conto di Casillo, porta a casa in quegli anni.

Quando l’affaire con il Venezuela viene rivelato, Antonini preferisce il silenzio: richiesto dalla stampa sudamericana di un commento sulla connection Maradona - Maduro non risponde, e cancella il suo unico profilo social su Instragram, così almeno racconta Roberto Deniz.

 

Rimane agli atti una coincidenza temporale: la prima volta che i media accendono un faro sui suoi successi, lui scompare dai radar.

La versione di Antonini è però assai diversa: “La cancellazione del mio profilo Instagram non ha nulla a che fare con il mio business, è solo una questione personale. Me lo ha chiesto la mia futura moglie e io non ho avuto alcun problema a farlo quando ci siamo messi insieme”. Anche i broker hanno un cuore, verrebbe da dire, e se c’è una persona alla quale Antonini non sa dire di no è proprio lei, la donna della sua vita. Ecco il racconto di Antonini. 

 

 

Poi però arriva la stoccata: “Non volevo parlare con Deniz, per lui ero l’uomo di Maradona amico del regime di Maduro, la persona perfetta su cui scrivere balle. Ho fatto dimettere ben tre ministri del governo venezuelano perché erano corrotti e il Venezuela ha avuto grandi vantaggi a commerciare con la mia azienda. Non l’ho denunciato perché è un uomo piccolo piccolo”. E aggiunge: "Io lavoro in modo pulito e tracciabile, i miei soldi sono puliti".

Ecco di nuovo la geopolitica che fa capolino negli affari del presidente del Trapani. Quando la rivoluzione chavista fa uscire il Venezuela dalla sfera di influenza anglo-americana, le reazioni sono forti e finiscono per coinvolgerlo a causa della sua vicinanza al regime di Caracas. “Hanno provato ad insediare un uomo della CIA al posto del governo legittimo, una cosa incredibile” racconta.

Circa Maradona e suoi miliardari affari, dell’inner circle del campione argentino fanno parte, in posizione sovraordinata rispetto ad Antonini, l’avvocato Matias Morla e Stefano Ceci (anche lui consulente di Casillo): è sempre con loro che l’ex-campione si recava in Venezuela, a Dubai e in qualsiasi altro posto dove c’era da fare affari.

Un ristretto comitato d’affari che gestisce Maradona, commerci e scambi di generi alimentari, ma anche oro e perfino petrolio come ha rivelato l’inchiesta giornalistica di Nicolas Pizzi - altro autorevole esponente del giornalismo investigativo sudamericano- su Infobae, noto magazine argentino. Qui il link (oppure cliccate sull'immagine).


A spiegarlo è la testimonianza del legale argentino di Morla, Mauricio D’Alessandro:“Lui [Maradona]aveva una società di trading con sede in Europa in collaborazione con altre persone che si occupava di scambi di cereali per petrolio”. 
Per tirare le fila di questo business e dei suoi lati ancora poco conosciuti ci siamo rivolti al figlio italiano di Maradona e all’avvocato D’Alessandro.
“Ho conosciuto Antonini e posso dire che non era un amico di mio padre ma uno dei tanti che faceva affari con lui e grazie a lui”, spiega a Tp24 Diego Jr. Che aggiunge: “Dei suoi veri affetti ho precisa memoria, alle feste di famiglia con i suoi amici più cari lui non l’ho mai visto”.
D’Alessandro invece non ha conosciuto il campione argentino ma sostiene di essere a conoscenza di molti aspetti dei suoi affari. Il legale di Matias Morla, socio e testimone degli ultimi mesi di vita di Maradona, ha confermato a Tp24 che “Maradona aveva un’impresa commerciale in Europa che si occupava anche di beni alimentari ma non posso rivelare i suoi soci, è un segreto professionale”.
Alla domanda se abbia mai conosciuto Antonini nega decisamente ma aggiunge che “risalire a questi soci non è difficile, io l’ho fatto trovando documenti italiani che attestano questi commerci”.

La fine del calciatore più forte di sempre arriverà tre mesi dopo, nel novembre 2020: le sue condizioni di salute rivelano uno stato di abbandono totale, triste y final è il crepuscolo. Alla pena si aggiunge un dato più prosaico, quello della sua eredità: indagini, perizie e scoop giornalistici non hanno fatto ancora piena luce sui mille rivoli del suo business.

“Stefano Ceci viveva in simbiosi con Maradona - ecco il ricordo di Antonini- e tra loro due io ero come l’acqua santa: non bevo, non fumo, non faccio uso di droghe. Stefano nonostante questo è un bravo ragazzo, voleva davvero bene a Diego. 

 


Poi ovviamente c’erano gli affari.
E alla domanda se l'eredità di Maradona abbia giocato un qualche ruolo nel suo business Antonini è netto: “Per niente, assolutamente” risponde. E a precisa provocazione- se ha soci e capitali riconducibili ad altri, come per esempio Morla- la risposta è altrettanto secca: “Dietro di me ci sono solo io”.

L’argomento scatena un tornado di emozioni e ricordi, con una venatura di mistero: “’ L’ultima volta che ho visto Diego stava benissimo. E nove mesi dopo è morto, da solo, in un tugurio. E’ stato fatto morire in un tugurio per topi. So che se fosse stato vivo sarebbe stato qui per con me. Considero Morla un delinquente, lui cogestiva i conti correnti di Diego e ho saputo dal processo in corso a Buenos Aires che tutti i soldi che Casillo aveva pagato a Maradona sono spariti”.

 

 

 (3 - CONTINUA)

Giacomo Di Girolamo
Nicola Biondo