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08/03/2024 06:00:00

Donne e lavoro. Occupazione rosa in crescita, ma il gap resta alto

Gennaio 2024 segna numeri importanti per l’occupazione femminile: oltre 10 milioni di occupate, la crescita viene trainata dalle fasce d’età più adulte, in particolare le 55-64enni, la componente giovanile fa aumentare l’occupazione del 2,4%, mentre tra le under25 la crescita è del 6,6%.


Lo rende noto la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, realizzata sui recenti dati Istat, dal titolo “Tendenze dell’occupazione femminile in Italia al 2024” e con un focus sull’impatto delle dinamiche demografiche sul mercato del lavoro femminile.
La fascia di età che va dai 35 ai 44 anni ha un calo dell’occupazione del 7,9%, con un saldo di circa 200 mila occupate in meno.
A trainare la ripresa, i servizi di informazione e comunicazione (+19,4%), i comparti sanità e istruzione (+4,4%) e il settore turistico. Segna un saldo occupazionale positivo anche il comparto industriale, spinto dalle ottime performance delle costruzioni. La crescita occupazionale si è accompagnata anche a un miglioramento della condizione professionale e contrattuale delle donne. In crescita, infatti, il numero delle occupate tra le professioni qualificate e tecniche, in particolare nell’ultimo anno.

 


A livello territoriale, il Mezzogiorno fa da volano alla crescita occupazionale post pandemica, c’è un aumento del 2,5% del numero di occupate, contro l’1,2% del Nord Ovest e lo 0,1% del Centro.
Rosario De Luca, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, parla di educazione alla indipendenza economica: “L’aumento dell’occupazione femminile deve essere un obiettivo da perseguire sensibilizzando maggiormente le imprese ad adottare politiche che favoriscano opportunità professionali e di inclusione delle donne in azienda. Bisogna, inoltre, rafforzare tutti gli strumenti che possono garantire alle lavoratrici la conciliazione tra la vita privata e la vita lavorativa. Ma c’è anche bisogno di educare al lavoro come fattore imprescindibile di indipendenza economica e di libertà”.

 

 In occasione dell’8 marzo, l’Anaao Assomed rivolge un appello alla Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, e alle ministre e alle parlamentari affinché garantiscano “ Impegno concreto a sostegno di una parità nelle retribuzioni e nelle carriere realmente raggiungibile, di politiche a favore della conciliazione lavoro–famiglia, della flessibilità degli orari di lavoro, di nuovi modelli organizzativi in sanità”.

Per l’Anaao Assomed, “La percentuale di dirigenti medici donna è cresciuta progressivamente negli ultimi anni, passando dal 38,4% del 2010 al 53,5% del 2024 con una prevalenza del genere femminile nelle classi di età under 45”.
Non sono felici i numeri quando si parla di direttori di struttura complessa, solo il 17,2% è di sesso femminile ( 82.8% maschi), percentuale che sale al 34,7% (63.3% maschi) per le struttura semplici. Nell’area universitaria delle scienze mediche, le donne ordinario ricoprono il 19,3% delle posizioni, le associate il 33% e le ricercatrici circa il 40-55 %.


Sandra Morano, responsabile nazionale Area formazione femminile Anaao Assomed, non è molto positiva: "La fotografia di questo 8 marzo  ripropone purtroppo la stessa situazione, acuita dal post pandemia: le mancate sostituzioni delle maternità all’interno del SSN diventate una regola, un SSN in cui definanziamento e decapitalizzazione del lavoro professionale hanno portato a un clima organizzativo fatto di demansionamento e mobbing, fattori di frustrazione capaci di portare anche al suicidio. Fatti che si aggiungono tragicamente alle cronache in casi di violenza sui sanitari e che le statistiche riportano tra le donne medico con frequenza maggiore rispetto alla popolazione generale. Subiamo un sistema sanitario che si guarda bene dal predisporsi ad accogliere il soprasso di genere, negando il riconoscimento, formale e sostanziale, di un lavoro sempre più gravoso e rischioso, in particolare per le mediche”.
La Uilp ha intervistato più di mille donne over 60 chiedendo loro cosa ne pensano della parità di genere.
Il 94,7%% delle donne intervistate crede che oggi sia ancora attuale e necessario un impegno attivo e specifico per la difesa dei diritti delle donne. E’ stato pure chiesto quale fosse per loro la conquista più importante raggiunta nel campo della parità di genere: “Per il 30,6% la conquista maggiore è stata la legge che ha sancito lo stupro come reato contro la persona invece che reato contro la morale. Per il 21,3% la conquista più importante è stata la legge a tutela delle lavoratrici madri. Per il 16,5% il divorzio. Per il 16,3% la legge che ha introdotto la parità salariale e di trattamento sui luoghi di lavoro. Per il 15,3% l’interruzione volontaria di gravidanza”.
Per il 34% di queste donne inoltre servono delle azioni mirate nelle scuole per l’eliminazione degli stereotipi di genere’, il 33% crede che una buona soluzione possa essere l’incremento massiccio dei sostegni e dei servizi per bambini e anziani non autosufficienti.