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10/03/2024 06:00:00

La Finanzia e i "dossieraggi". Quanti precedenti ... 

 Gentile Redazione di Tp24, 

è da giorni che tutti i media si occupano della presunta attività di dossieraggio, o, come a qualcuno piace definirla, di spionaggio, esperita dal noto ufficiale della Guardia di Finanza Pasquale Striano, probabilmente, con la complicità di altri soggetti, su cui sta lavorando alacramente la Procura di Perugia, vista l'implicazione di un alto magistrato della Direzione Nazionale Antimafia.

In questi giorni sono stati auditi dalla Commissione parlamentare antimafia i Procuratori Melillo e Cantone i quali saranno ascoltati anche dal Co.pa.si.r., ossia dall'organismo che esercita il controllo parlamentare sull'operato dei servizi di sicurezza. Anche questa volta si scoprirà, sicuramente dopo anni, che sono scesi in campo i servizi segreti?

Poi c'è chi adombra la necessità di sciogliere la D.N.A.!

Probabilmente mi sono persa qualche novità. Forse, qualcuno è a conoscenza che le associazioni per delinquere di stampo mafioso, camorristico o 'ndranghestista siano andate in pensione e, quindi, non c'è più motivo di tenere in piedi un sistema tanto collaudato ed invidiato da altri Paesi, come la D.N.A.? O ci dimentichiamo che la D.N.A., nata nel 1992, è anche competente per la trattazione di procedimenti in materia di terrorismo, anche internazionale? È scomparso definitivamente anche il terrorismo internazionale?

In verità, ogni qualvolta nel nostro Paese si trova ad affrontare un problema serio (comunque prevedibile!), siamo bravi a trovare la soluzione, abolendo questa o quell'Autorità o istituendone una nuova, facendo credere di aver così risolto definitivamente il problema!

Eppure basterebbe rovistare nel web per verificare altri casi di infedeltà da parte di ufficiali della Guardia di Finanza, indagati o condannati per accesso abusivo alle banche dati in uso (riservato!) all'Arma della Guardia di Finanza.

Nel luglio '23, tre finanzieri di Cosenza sono stati posti ai domiciliari per aver controllato "abusivamente" i dati di 160.000 persone in tutta Italia sulla banca dati dell'Inps, cedendoli, dietro utilità, ad un legale di una società di data base che avrebbe, in tal modo, quintuplicato il proprio fatturato negli anni degli accessi abusivi.

Nel 2021 un luogotenente delle fiamme gialle di Treviso patteggiò una pena di 4 anni (confermata in Cassazione) per i vari accessi abusivi (ben 221 gli accessi contestati dalla Procura di Venezia nell’arco di sette anni (2014-2021), al sistema dell'Agenzia delle Entrate, favorendo una trentina di amici e conoscenti, che lo scorso 20 novembre sono dovuti presentarsi innanzi al GUP per l'udienza preliminare per rispondere degli stessi reati.

Un finanziere in servizio al Comando Provinciale di Padova è stato condannato dal Tribunale di Padova con sentenza del 2.10.2017 per l'accesso abusivo aggravato alla banca dati SDI (Sistema di Indagine) e rivelazione del segreto d'ufficio, in riferimento alle informazioni rese a terzi in merito alla (in)esistenza di pregiudizi a suo carico (condanna confermata dalla Corte di Cassazione, sentenza 8911/2021).
Un sottufficiale della GdF di Vicenza è stato, ugualmente, condannato dal Tribunale vicentino per accesso abusivo ad un sistema informatico, per essersi introdotto nel sistema SDI in uso alle Forze dell’ordine, allo scopo di reperire informazioni su un soggetto, controparte contrattuale del cognato del soggetto agente (condanna confermata dalla Corte di Cassazione, sentenza 25944/2020).

Ma non dobbiamo andare lontano per cercare episodi in cui finanzieri vengono meno al giuramento di fedeltà alla Repubblica. Il maresciallo della GdF di Marsala, Chirco Francesco, è stato condannato, nel luglio del 2022, dal Tribunale di Caltanissetta "per essersi, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, nella sua qualità di maresciallo della GdF presso la stazione di Marsala, introdotto abusivamente nella banca Dati Sogei, per eseguire una serie di interrogazioni relative a Rosaria Penna magistrato in servizio presso la Procura della Repubblica di Trapani", condanna confermata lo scorso ottobre '23 in Cassazione.


Insomma, non sembra un caso isolato quello di Striano, nonostante tutti si stupiscano. Certamente, rispetto ai suoi colleghi innanzi citati, ha alzato il tiro e per questo spero, come credo tutti i cittadini italiani, che, almeno questa volta, si faccia luce sull'eventuale catena di comando e di responsabilità, posta al di sopra del Tenente Striano e che spunti (prima che sparisca) un'agenda "rossa" riportante i nomi e cognomi di tutti coloro che hanno agevolato, coperto o comunque hanno avuto interesse affinchè sia stato possibile compiere, per così lungo tempo, una sistematica e perdurante attività illecita!

Una vostra lettrice