Matteo Messina Denaro non conduceva una latitanza alla luce del sole soltanto negli ultimi anni, a Campobello di Mazara, spinto dalla malattia ad uscire dal covo. Ma anche in passato non se ne stava rintanato. Anzi andava tranquillamente in banca, a comprare auto. Come una persona normale.
Come successo dieci anni fa, quando si presentò in una concessionaria di viale Regione Siciliana a Palermo per comprare una macchina con il documento di Massimo Gentile.
E' uno dei particolari che emerge dall'indagine che ha portato all'arresto di altri tre fiancheggiatori del boss. Tra questi c'è Massimo Gentile, cugino di Laura Bonafede, la maestra arrestata nei mesi scorsi, ritenuta l'amante del boss. Gentile è un architetto e lavora come responsabile dei procedimenti del servizio Lavori pubblici del Comune di Limbiate in provincia di Monza-Brianza. E' accusato di aver prestato l'identità a Matteo Messina Denaro, anni fa. Il boss avrebbe utilizzato i suoi documenti per compiere operazioni bancarie e comprare un'auto.
Tutto ciò 10 anni fa. Matteo Messina Denaro entra in una banca di Corso Calatafimi, a Palermo, per versare 9 mila euro e l'emissione di un assegno circolare. Il tutto con i documenti di Massimo Gentile. Firma un modulo in cui dichiara di essere nato a Erice e di essere un commerciante di abbigliamento.
Poi, con l’assegno in tasca, va a comprare la macchina aggiungendo mille euro in contanti. La 500 L negli anni seguenti sarebbe stata ceduta alla madre di Andrea Bonafede, il geometra fra i primi ad essere stato arrestato, per comprare la Giulietta soprannominata “Margot” nei pizzini.
In concessionaria lasciò il numero di cellulare. Il latitante usava l’utenza, ma l’intestatario era Leonardo Gulotta, anche lui arrestato oggi. Stessa cosa sarebbe avvenuta altre volte, anche in occasione della stipula delle assicurazioni.