Valeria Grasso, 15 anni fa, ha denunciato il clan dei Madonia, che a Palermo aveva chiesto il pizzo per la sua palestra. La sua storia è diventata esempio di legalità e coraggio e lei è stata chiamata a fare da testimonial in diversi eventi antimafia.
Nel marzo scorso ha presentato al Palmosa Fest di Castelvetrano il suo libro, “Mafia, una donna contro”. E presenta da dieci anni il festival “Musica & Legalità” che, al Parco Archeologico di Selinunte, ha portato in Sicilia grandi nomi come Peggy Gou, Carl Cox, Paul Kalkbrenner.
Ma da un po’ è coinvolta in storie poco chiare. Tanto che, venerdì scorso, è finita di nuovo su Striscia La Notizia, in un servizio di Stefania Petix, intitolato proprio “Quante storie poco chiare per l’eroina dell’antiracket” (che potete vedere qui).
Già in passato era emersa l’occupazione abusiva di un immobile confiscato alla mafia, dove si trova la palestra del figlio. Stavolta invece l’episodio viene segnalato da Sonia e Chicco Alfano, figli di Beppe, il giornalista assassinato da Cosa nostra nel 1993.
La Grasso, tra il 2010 e il 2011 avrebbe ricevuto 20 mila euro da Chicco Alfano (come si evince dal contratto preliminare mostrato da Striscia) per inserirlo nella sua società. Ma ad oggi, in questa Srl, Alfano non è mai entrato. Né tantomeno, ha mai ricevuto i suoi soldi indietro.
“Soldi che derivavano dal risarcimento danni per la morte di mio padre - ha spiegato Chicco Alfano al Tg satirico - e ho pensato: i soldi per mio padre vittima di mafia, li rimettiamo in circolo contro la mafia”. I due fratelli quindi vanno incontro all’imprenditrice: “Era anche un modo per non farla stare da sola”.
Tutto ebbe inizio con una richiesta che Valeria Grasso rivolse a Sonia Alfano, che nel 2010 rivestiva il ruolo di europarlamentare. Le chiese dei soldi per poter pagare gli affitti arretrati all’Agenzia nazionale dei beni confiscati per una palestra.
Insomma, fino ad oggi il nome di Chicco Alfano non è mai comparso nelle visure della società. “Ha sempre trovato scuse senza aver mai registrato l’atto preliminare e senza restituirmi la somma”, ha sottolineato Alfano.
Spiegazioni da parte di Valeria Grasso? Nessuna. Non può rispondere, ha fatto sapere l’avvocato alla redazione di Striscia La Notizia. “Motivi di sicurezza”.
Nel recente passato, la storia della “paladina dell’antimafia” che usa un immobile per anni come palestra e sede della sua associazione senza alcuna autorizzazione, era finita pure in parlamento con l’interrogazione di due senatrici del M5S indirizzata al ministro Piantedosi.
Chi si presenta come testimonial antimafia, forse dovrebbe fornire delle spiegazioni, senza trincerarsi dietro presunte ragioni di sicurezza.
Egidio Morici