Dopo la Despar ... la Coop. La mafia trapanese legata a Matteo Messina Denaro voleva entrare di nuovo nel grande affare dei supermercati e aveva preso di mira la Coop. E' uno dei particolari che emerge dall'inchiesta che oggi ha portato all'arresto di diverse persone.
Gli arrestati volevano infatti acquistare 12 supermercati a marchio Coop. Al progetto, che si sarebbe dovuto realizzare attraverso l’attribuzione fittizia delle quote della società usata per l’acquisto, partecipavano gli imprenditori di Salemi vicini a Messina Denaro, Andrea e Salvatore Angelo, e indiziati di mafia come Vincenzo Lo Piccolo.
Secondo gli inquirenti erano tutti soci occulti della Grande Distribuzione Sicilia, che avrebbe dovuto acquisire i supermercati. L’affare sfumò perché Coop Alleanza 3.0, titolare delle Coop in Sicilia, preferì cedere i punti vendita a un altro acquirente, al gruppo Radenza.
«Voi dovete entrare “la coop minchia nell’affare”»: diceva, non sapendo di essere intercettato, uno degli indagati. «La società - spiegava - la registriamo a Milano. Non vogliamo fare apparire i proprietari siciliani». «Se gli amici miei si devono prendere la Coop - spiegava Vincenzo Lo Piccolo - e prendendosi la Coop sono nostri e ci sono operai nostri».
I soggetti interessati all’affare progettavano anche di far vendere ai supermercati i loro prodotti. «Questa combriccola che stanno per prendersi la Coop appena loro si mettono a cavallo siamo padroni di entrare i formaggi», dicevano.
Nel business sarebbero stati coinvolti anche Giovanni Beltrallo, già indagato per mafia, e Bartolomeo Anzalone, vicino a Domenico Scimonelli, imprenditore della grande distribuzione ritenuto il "bancomat" di Matteo Messina Denaro.