Il tesoro della mafia da riciclare, i rapporti con la ‘Ndrangheta, l’affare dei supermercati, il controllo degli appalti. Vecchi nomi di Cosa nostra che riemergono, e nuovi “colletti bianchi” che si affacciano.
C’è questo, e tanto altro, nell’ultima operazione antimafia portata a segno Carabinieri dei Nuclei Investigativi di Trapani e Palermo, con il supporto delle unità territoriali competenti, che ieri ha portato all'arresto di 11 persone accusate di associazione mafiosa, corruzione, turbativa d'asta, trasferimento fraudolento di valori, ricettazione e autoriciclaggio. Ad altre 12 persone, invece, è stata notificato un avviso di garanzia.
L'indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha permesso di ricostruire un complesso intreccio di interessi illeciti tra esponenti della mafia di Salemi (mandamento di Mazara del Vallo), esponenti di spicco di Cosa Nostra palermitana e imprenditori compiacenti.
Nel corso dell'operazione sono state eseguite 6 custodie cautelari in carcere e 5 arresti domiciliari. Sono inoltre stati sequestrati beni per un valore di circa 1 milione di euro.
Ecco tutti i particolari.
I NOMI - Sei persone in carcere, cinque agli arresti domiciliari. Ecco tutti i nomi delle persone arrestate nell'operazione antimafia al culmine di un'indagine coordinata dalla procura di Palermo.
Sono finiti in carcere Andrea Angelo, 46 anni di Salemi; Bartolomeo Anzalone, 59 anni di Palermo; Giovanni Onofrio Beltrallo, 57 anni di Campobello di Mazara; Vincenzo Antonio Lo Piccolo, 62 anni di Carini; Leonardo Palmeri, 66 anni di Palermo, Francesco Paolo Palmeri, 62 anni di Palermo.
Finiscono agli arresti domiciliari Salvatore Angelo, 75 anni di Salemi; Michele Mondino, 80 anni di Palermo; Natale Beltrallo, 30 anni di Mazara del Vallo; Elisabetta Bonsignore, 63 anni di Palermo; Antonino Putaggio, 68 anni di Mazara del Vallo.
Altre 12 persone sono indagate a piede libero. Si tratta di Filippo Giuseppe Accardi, Giuseppe Burrafato, Baltasar Benitez Fernandez, Oliviero Filisetti, Salvatore Greco, Salvatore Lotà, Bartolomeo Marino, Salvatore Marsalone, Simone Martorana, Michele Micalizzi, Antonio Orlando, Antonino Semilia.
IL RITORNO DI SALVATORE ANGELO - Tra gli arrestati c’è Salvatore Angelo, 75enne imprenditore di Salemi e fedelissimo di Matteo Messina Denaro.
Secondo le indagini, Angelo, già condannato per mafia e uscito dal carcere nel 2019, era tornato in libertà per riprendere il suo ruolo al servizio di Cosa Nostra, in particolare nel settore del riciclaggio di denaro.
Al centro delle indagini c'è un tesoro milionario depositato in un conto di una filiale di Francoforte della Deutsche Bank. Il denaro sarebbe appartenuto a esponenti mafiosi palermitani sconfitti nella seconda guerra di mafia da Totò Riina. Con la morte di Riina nel 2017, questi boss sono tornati a Palermo, con l'obiettivo di recuperare i loro patrimoni mai sequestrati.
A Salvatore Angelo e al suo entourage è stato affidato il compito di recuperare una prima tranche di soldi, 12 milioni di euro, dal conto tedesco. L'operazione è stata commissionata da Michele Micalizzi, genero del boss Rosario Riccobono, e da Salvatore Marsalone, ex fedelissimo di Stefano Bontate.
Le intercettazioni disposte dalla Procura hanno svelato il piano di Angelo e dei suoi complici. Un fidato esperto del riciclaggio, Giuseppe Burrafato, avrebbe trasferito i 12 milioni di euro dalla Deutsche Bank a un conto Hsbc sempre a Francoforte. Burrafato è stato intercettato mentre parlava di altre due operazioni di riciclaggio da 4,9 e 38 milioni di euro.
Le indagini hanno inoltre portato alla luce un incontro tra Burrafato, emissario di Angelo, e Paolo Nirta, reggente della 'ndrangheta Nirta Strangio, avvenuto in Calabria nel febbraio 2020. L'obiettivo era quello di realizzare altri affari, tra cui il cambio di un ingente quantitativo di vecchie lire.
Le intercettazioni hanno rivelato che Angelo godeva di un "nulla osta a 360 gradi", che gli permetteva di muoversi liberamente in Sicilia. Secondo la Procura, questo "nulla osta" sarebbe stato ottenuto grazie ai suoi agganci con Matteo Messina Denaro.
LA MENTE FINANZIARIA - Giuseppe Burrafato, palermitano, indagato ma non raggiunto da misure cautelari, per gli investigatori è lui la mente finanziaria che avrebbe consentito a Salvatore e Andrea Angelo di ripulire milioni di euro. Burrafato, da quello che emerge dalle indagini, era consapevole di stare trattando con "gente che conta in ambito mafioso", come emerge da una conversazione con Salvatore Angelo.
Angelo lo invitava a fare attenzione perché dietro di lui c'erano "persone che hanno i nomi sulle spalle". Burrafato stesso confermava di avere a che fare con persone pronte a rischiare, sottolineando le conseguenze di un arresto per chi ha investito ingenti somme: "I picciotti quando li arrestano e stanno mesi là dentro e gli saltano milioni e milioni di euro di travagghi che hanno fatto, cu l’ava a chianciri sti cose?… chi si deve assumere la responsabilità?… cioè ci sono degli arresti, eventualmente possono esserci dei mandati di cattura senza che guadagno niente… tutte queste telefonate fare e dire…”.
La consapevolezza del pericolo era evidente. Nel marzo 2020, quando Burrafato scoprì un localizzatore satellitare nella sua auto dopo un incontro con Michele Mondino, un altro degli arrestati, Andrea Angelo lo tranquillizzava assicurando che Mondino "non è uno che ha precedenti per mafia".
Le intercettazioni rivelano anche il clima in cui viveva Burrafato. La moglie, preoccupata per la sua sicurezza, gli chiedeva: "… ma vai in carcere? Ti uccidono?". Burrafato la rassicurava raccontando che Angelo gli aveva promesso protezione: "… non ti preoccupare, si mette davanti lui e poi mi ha detto: a te non ti tocca nessuno perché ce la sbrighiamo io e mio padre".
L’AFFARE SUPERMERCATI - Dopo la Despar ... la Coop. La mafia trapanese legata a Matteo Messina Denaro voleva entrare di nuovo nel grande affare dei supermercati e aveva preso di mira la Coop.
Gli arrestati volevano infatti acquistare 12 supermercati a marchio Coop. Al progetto, che si sarebbe dovuto realizzare attraverso l’attribuzione fittizia delle quote della società usata per l’acquisto, partecipavano gli imprenditori di Salemi vicini a Messina Denaro, Andrea e Salvatore Angelo, e indiziati di mafia come Vincenzo Lo Piccolo.
Secondo gli inquirenti erano tutti soci occulti della Grande Distribuzione Sicilia, che avrebbe dovuto acquisire i supermercati. L’affare sfumò perché Coop Alleanza 3.0, titolare delle Coop in Sicilia, preferì cedere i punti vendita a un altro acquirente, al gruppo Radenza.
Nel business sarebbero stati coinvolti anche Giovanni Beltrallo, già indagato per mafia, e Bartolomeo Anzalone, vicino a Domenico Scimonelli, imprenditore della grande distribuzione ritenuto il "bancomat" di Matteo Messina Denaro.
LE TANGENTI PER UN APPALTO A FAVIGNANA - C'è anche il controllo sugli appalti per la distribuzione dell'energia elettrica nell'isola di Favignana tra gli episodi emersi dall'indagine antimafia. Il gruppo sarebbe riuscito a condizionare la gara indetta dalla società di pubblico servizio che gestisce la rete e l’erogazione dell’energia elettrica a Favignana. L’appalto riguarda la realizzazione di quattro linee di distribuzione e due cabine di trasformazione. Obiettivo: fare vincere una una società di due imprenditori mazaresi.
Invece due imprenditori di Campobello di Mazara avrebbero pagato delle tangenti per essere incaricati del trasporto del carburante necessario per il funzionamento della centrale termoelettrica di Favignana.
L'isola è da sempre oggetto di attenzioni di gruppi criminali e di episodi di corruzione.