Sei mesi dopo la sentenza della Cassazione che ha confermato la colpevolezza di Silvana Saguto per corruzione, concussione e peculato, sono state depositate le motivazioni della corte. L'ex presidente della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, già radiata dall'ordine giudiziario, era stata condannata in secondo grado a 8 anni e 10 mesi di reclusione, con un leggero aumento rispetto agli 8 anni e mezzo del primo grado.
Per i giudici della Suprema Corte: "È stata affermata la penale responsabilità dell’imputata Silvana Saguto per avere stretto un accordo trilaterale”.
La Cassazione ha fatto cadere alcune accuse e ha disposto un nuovo processo d'appello per la rideterminazione della pena. La sentenza di secondo grado è stata infatti dichiarata irrevocabile in alcuni punti, mentre altri capi di imputazione sono stati riqualificati. Altre accuse sono state prescritte e alcune imputazioni sono state assolte.
Il processo a carico di Saguto era nato da un'indagine sulla cattiva gestione dei beni confiscati alla mafia da parte della sezione del tribunale da lei diretta. Secondo l'accusa, in cambio di favori e regali per sé e per i suoi familiari, Saguto avrebbe assegnato a professionisti del suo "cerchio magico" amministrazioni giudiziarie milionarie di beni sottratti ai clan mafiosi.
Oltre a Saguto, a processo c'erano altre 11 persone, tra cui il marito della giudice, Lorenzo Caramma, condannato in secondo grado a 6 anni di reclusione. Tra gli amministratori giudiziari favoriti da Saguto c'è l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara, condannato in appello a 7 anni e 7 mesi, e Roberto Santangelo, condannato a 4 anni e 2 mesi. Pene minori sono state inflitte agli altri imputati.
Nelle motivazioni della sentenza, i supremi giudici hanno spiegato che il "rapporto trilaterale" tra Saguto, Cappellano Seminara e il marito di lei non è sufficiente a configurare il reato di corruzione propria. Tuttavia, alla luce delle prove raccolte, la Cassazione ha ritenuto che Saguto abbia "assunto a carico gli interessi di Cappellano Seminara" in cambio di vantaggi economici per sé e per la sua famiglia.
La Cassazione ha inoltre rilevato l'esistenza di un "patto illecito" tra Saguto e i privati corruttori. In cambio dell'assegnazione di incarichi di amministratore giudiziario, Saguto avrebbe garantito ai privati la "tutela" dei loro interessi.
Il nuovo processo d'appello servirà dunque a rideterminare la pena per Saguto, alla luce delle modifiche apportate dalla Cassazione alla sentenza di secondo grado.