Il ricordo di chi ha vissuto la quotidianità con i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, collaborando con loro nella digitalizzazione degli atti del maxi-processo a Cosa Nostra e poi il racconto e le testimonianza dell'attentato in cui è rimasto vivo per miracolo, quello in cui morì il giudice istruttore Rocco Chinnici, assieme agli agenti di scorta e al portiere del palazzo dove abitava. Questo il contributo che ha dato ieri a Marsala, Giovanni Paparcuri, autista del giudice Chinnici prima e poi collaboratore di Falcone e Borsellino, invitato dalla sottosezione dall'Associazione Nazionale Magistrati presieduta da Maria Milia, nel giorno del 32° anniversario della Strage di Capaci.
L'incontro con gli studenti - Dopo la cerimonia di commemorazione nell'atrio d'ingresso del Tribunale di Marsala, l'incontro con Paparcuri nell'Aula "Paolo Borsellino", al quale hanno partecipato gli studenti di diversi istituti superiori di Marsala. Dopo i saluti iniziali del presidente del Tribunale Alessandra Camassa, del procuratore Fernando Asaro che ha esordito con una frecciatina polemica nei confronti del giornalista Attilio Bolzoni, per un suo articolo riguardo alle passerelle in occasione delle commemorazioni delle Stragi, e per gli avvocati Giuseppe Spada, la parola a Giovanni Paparcuri i cui principali interlocutori, ha tenuto a ribadirlo, erano gli studenti, coinvolti nel suo racconto in maniera diretta, con continue domande e sollecitazioni. Paparcuri ha ricordato, con l’ausilio e la proiezione di foto e altro materiale, quello che è stato il suo vissuto, al contatto con chi è morto per servire lo Stato, a cominciare dal giudice Chinnici, raccontando di come sia stato il primo a capire l’importanza di parlare nelle scuole, e di confrontarsi con i ragazzi.
Gli aneddoti di vita quotidiana vissuti con Falcone e Borsellino - E poi i ricordi di Paparcuri di Falcone e Borsellino, di come abbia iniziato a collaborare con loro, quando sono arrivati per la prima volta i computer per poter digitalizzare gli atti dei processi, ricordando anche aneddoti quotidiani nel "bunkeriuno" dove lavoravano e quelli che riguardavano la grande amicizia e affinità tra i due giudici, in particolare con l’episodio delle papere, che Falcone adorava collezionare e lo scherzo fatto da Borsellino, uno dei tanti a Giovanni Falcone, quando gliele nascose. Un momento semplice che ha incuriosito molto i presenti.
Paparcuri, a Palermo c'e retorica e ipocrisia - “Mi sento onorato di essere a Marsala, perché qui ha lavorato Paolo Borsellino e io se sono qua è per lui - le parole di Paparcuri -. Oggi si fa memoria, è giusto, ma la memoria di Falcone e Borsellino va fatta ogni giorno e non solo il 23 maggio, il 19 luglio o il 29 luglio per Chinnici, va fatta con le nostre azioni e con il nostro dovere. La mia venuta a Marsala è per me molto importante, l’ho accettata al volo, perché a Palermo in certe commemorazioni c’è un po’ di retorica e ipocrisia, qui invece è molto sentita”.
E sono state tante le manifestazioni e le iniziative che si sono tenute ieri in ricordo delle vittime della Strage di Capaci, a cominciare da Palermo o ad Asti dove vi era il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - "Come sostenevano Falcone e Borsellino, la Repubblica ha dimostrato che la mafia può essere sconfitta e che è destinata a finire. L'impegno nel combatterla non viene mai meno. I tentativi di inquinamento della società civile, le intimidazioni nei confronti degli operatori economici, sono sempre in agguato. La Giornata della legalità che si celebra vuole essere il segno di una responsabilità comune". Cosi il capo dello Stato Sergio Mattarella in un messaggio nel 32° anniversario della strage di Capaci.
"L'attentato di Capaci fu un attacco che la mafia volle scientemente portare alla democrazia italiana. Una strategia criminale, che dopo poche settimane replicò il medesimo, disumano, orrore in via D'Amelio. Ferma fu la reazione delle Istituzioni e del popolo italiano. Ne scaturì una mobilitazione delle coscienze. La lezione di vita di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino divennero parte della migliore etica della Repubblica". Lo dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio nel 32° anniversario della strage di Capaci. "A trentadue anni da quel tragico 23 maggio è doveroso ricordare anzitutto il sacrificio di chi venne barbaramente ucciso: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani. Insieme a loro ricordiamo Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. Testimoni di legalità, il cui nome resta segnato con caratteri indelebili nella nostra storia. I loro nomi sono affermazione di impegno per una vittoria definitiva sul cancro mafioso e il pensiero commosso va ai loro familiari che ne custodiscono memoria ed eredità morale".
"È necessario tenere alta la vigilanza. Gli anticorpi istituzionali, la mobilitazione sociale per impedire che le organizzazioni mafiose trovino sponde in aree grigie e compiacenti, non possono essere indeboliti. L'eredità di Falcone e Borsellino è un patrimonio vivo che appartiene all'intera comunità nazionale. Portare avanti la loro opera vuol dire lavorare per una società migliore", dice il Presidente della Repubblica.
Il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia - Durante le commemorazioni per il 32° anniversario della strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio 1992, il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, ha offerto un'importante riflessione sulla persistente influenza di Cosa Nostra nella società e sugli sforzi continui nella lotta contro la mafia. Nel suo discorso, De Lucia ha sottolineato l'abilità della mafia di infiltrarsi nelle istituzioni e tra i professionisti, evidenziando come questa capacità di "inquinare la società civile" rappresenti una delle principali forze dell'organizzazione criminale.
Focalizzandosi sulle indagini in corso, il comandante del Ros Vincenzo Molinese ha rivelato che sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di 250 milioni di euro, tra aziende, titoli, immobili e contanti, tutti riconducibili a Matteo Messina Denaro. Questo imponente sequestro dimostra gli sforzi incessanti delle autorità nel cercare di smantellare le reti economiche che sostengono le attività mafiose. In aggiunta, De Lucia ha toccato il tema della successione all'interno di Cosa Nostra, affermando che "non ci sono regole di successione" e che, nonostante la latitanza di Giovanni Motisi da 26 anni, non esiste un capo mafioso conclamato dopo Messina Denaro. "Abbiamo il dovere di fare cessare la sua latitanza e lo prenderemo," ha assicurato De Lucia, sottolineando l'impegno continuo nella cattura degli ultimi grandi latitanti.
La giornata a Palermo con i giovani e le letture delle vittime di Cosa nostra
Il presidente della Regione Renato Schifani - A Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani. A questi testimoni di libertà e democrazia, allo strazio delle loro famiglie, al dolore di chi allora perse un amico, un padre, un collega, un maestro, un punto di riferimento, sono rivolti i pensieri di tutti i siciliani onesti nel giorno della loro memoria.
Fondazione Falcone - "Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani trentadue anni fa sono stati assassinati dalla mafia. Oggi non dimenticare significa immaginare, progettare, costruire spazi capaci di unire le donne e gli uomini più coraggiosi, mettendo assieme le generazioni, con al centro i giovani, le scuole, il lavoro, la grande bellezza dell’arte per promuovere i valori di pace, giustizia, legalità, indipendenza. Noi vinciamo e la mafia perde! Qui facciamo futuro. Il 23 maggio 2024 é dedicato alle vittime della strage sul lavoro di Casteldaccia".