Solamente 13 province a livello nazionale fanno peggio di Trapani, nel rapporto tra pensioni erogate ed occupati. Questa analisi pubblicata alcuni giorni fa, è riferita a dati del 2022, ed è stata realizzata dall’Ufficio studi della ‘CGIA– Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre’ che ha elaborato i numeri dell’Inps e dell’Istat.
TRAPANI AL 94° POSTO IN ITALIA SU 107 PROVINCE - In questa provincia, a fronte di 144 mila pensioni erogate, gli stipendi percepiti ammontano a 116 mila, con un saldo negativo di 28 mila unità. Peggio di Trapani, in Sicilia - nel rapporto tra pensioni erogate e occupati per Province - fanno: Agrigento 97° posto; Catania 100° posto; Palermo 103esima posizione, e ultima provincia tra le isolane, Messina, col 105esimo posto a soli due gradini dal baratro, su cui poggia l’ultima provincia in classifica a livello nazionale e, cioè, Lecce.
SITUAZIONE COMPROMESSA AL SUD - Nel Mezzogiorno si pagano più pensioni che stipendi, ma nel giro di qualche anno il sorpasso è destinato a compiersi anche nel resto del Paese. Secondo alcune previsioni a medio termine (2024-2028) - elaborate dal ‘Sistema Informativo Excelsior’ di Unioncamere del marzo scorso - entro il 2028 sono destinati a uscire dal mercato del lavoro, per raggiunti limiti di età, 2,9 milioni di italiani, di cui 2,1 milioni sono attualmente occupati nelle regioni centro-settentrionali.
LA CRISI DEMOGRAFICA NON AIUTA - È evidente, visto la grave crisi demografica in atto, che difficilmente riusciremo a rimpiazzare tutti questi lavoratori che non saranno più tenuti a timbrare il cartellino ogni giorno. Insomma, gli assegni erogati dall’Inps sono destinati a superare le buste paga degli operai e degli impiegati occupati nelle nostre fabbriche e nei nostri uffici, anche nelle ripartizioni geografiche del Centro e del Nord, mettendo così a rischio la sostenibilità economica del nostro sistema sanitario e previdenziale.
SU 107 PROVINCE SOLO 47 HANNO UN SEGNO POSITIVO - Delle 107 province d’Italia monitorate in questa analisi dell’Ufficio studi della CGIA, solo 47 presentano un saldo positivo: le uniche realtà territoriali del Mezzogiorno, che registrano una differenza anticipata dal segno più, sono Cagliari (+10 mila) e Ragusa (+9 mila).
IL SALDO NAZIONALE È ANCORA POSITIVO - Gli ultimi dati disponibili che ci consentono di effettuare un confronto tra il numero degli addetti e quello delle pensioni erogate agli italiani sono riferiti al 2022. Ebbene, se allora il numero dei lavoratori dipendenti e degli autonomi sfiorava i 23,1 milioni, gli assegni corrisposti ai pensionati erano poco meno di 22,8 milioni (saldo pari a +327 mila).
SUL PODIO MANCO A DIRLO MILANO E, A SEGUIRE, ROMA E BRESCIA - Al primo posto c’è 1a provincia di Milano che a fronte di un milione 144 mila pensioni erogate fa registrare un milione 486 mila stipendi con un saldo positivo di 342 mila unità. A seguire la provincia capitolina con un milione 443 mila pensioni e un milione 769 mila stipendi pagati che fanno registrare un più 326 mila unità. Medaglia di bronzo in questa particolare classifica spetta ad un’altra provincia del nord, Brescia, che a fronte di 436 mila pensioni pagate può fregiarsi di 542 mila stipendi retribuiti con un saldo positivo di 106 mila unità.
“PIU’ SPESA PUBBLICA MENO ENTRATE FISCALI” - “Con tanti pensionati e pochi operai e impiegati - afferma il segretario della CGIA, Renato Mason - la spesa pubblica non potrà che aumentare, mentre le entrate fiscali sono destinate a scendere. Questo trend, nel giro di pochi anni, minerà l’equilibrio dei nostri conti pubblici. Per invertire la tendenza dobbiamo aumentare la platea degli occupati, facendo emergere i lavoratori in nero e aumentando i tassi di occupazione di giovani e donne che in Italia continuano a rimanere i più bassi d’Europa”.
Alessandro Accardo Palumbo
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