“Hai finito di disturbare mia sorella?” Lui mi ha risposto: “Io non conosco né te né tua sorella”. In quel momento ho pensato che mi stesse prendendo in giro e l’ho aggredito. Approfitto della sua presenza per chiedere scusa, sono dispiaciuto per quello che è accaduto. Se potessi tornare indietro, non lo rifarei”. Queste sono le parole del 19enne Vincenzo Piero Li Vigni, davanti al Tribunale di Marsala, durante l’udienza del processo che lo vede imputato per tentato omicidio, rapina aggravata ed evasione dagli arresti domiciliari. Il giovane ha risposto alle domande cercando di ricostruire quanto accaduto la sera tra il 14 e il 15 giugno 2023, quando, insieme al cognato (all'epoca minorenne), fu autore di una violenta aggressione ai danni del 33enne Davide Russo, avvenuta davanti a un distributore automatico di sigarette nella contrada Cuore di Gesù.
Rispondendo al suo difensore, l’avvocato Piero Marino, che gli ha chiesto di raccontare cosa fosse accaduto prima della sera dell’aggressione, Li Vigni ha spiegato che nei giorni precedenti sua sorella aveva ricevuto una richiesta di amicizia su Facebook da parte di uno sconosciuto, un certo Gaspare Li Vigni, omonimo del padre.
“Quella sera mi trovavo a casa agli arresti domiciliari, ero con mia sorella, mia madre e mio cognato", ha dichiarato l’imputato. "Sentivo mia sorella chiacchierare al telefono, tramite Messenger, con questo Gaspare Li Vigni, il quale disturbava non solo lei, ma anche sua suocera e mia madre. Quella sera lui ha detto a mia sorella che voleva incontrarla. Disse di avere una Punto bianca e fissò l’appuntamento al tabacchino vicino al Minoa. Sono uscito di casa e mio cognato è venuto con me. Mi sono rivolto a questo signore dicendo: 'Hai finito di disturbare mia sorella?' Lui mi ha risposto: 'Io non conosco né te né tua sorella'. In quel momento ho pensato che mi stesse prendendo in giro e l’ho aggredito”.
Secondo quanto sostenuto dall'imputato, dunque, lui credeva di trovarsi di fronte al molestatore telefonico della sorella, che aveva a suo dire pure una Fiat Punto bianca, come quella di Russo, circostanza riferita al telefono.
Li Vigni ha poi continuato il suo racconto: “Ho reagito male. Dopo l’aggressione, mio cognato si è allontanato spaventato. Io avevo preso le chiavi dell’auto di Russo e le avevo messe in tasca. Quando stavo per andare via, mi sono accorto di averle ancora con me. Allora ho fatto il giro dell’auto e le ho lasciate a terra vicino a una ruota”.
A proposito delle chiavi dell’auto di Russo, che l’imputato sostiene di aver lasciato a terra vicino alla Punto, il giudice Vito Marcello Saladino ha precisato che, in realtà, le chiavi sono state ritrovate il giorno seguente nel luogo dove l’auto era stata trasportata da un carro attrezzi.
Alla domanda, posta sempre dal giudice Saladino, se fossero state fatte delle denunce riguardo alle molestie telefoniche subite dalla sorella dell’imputato, Li Vigni ha risposto che non c'erano state denunce e che non aveva interesse a farne.
La prossima udienza del processo è stata fissata per mercoledì 9 ottobre. Saranno chiamate a testimoniare la madre dell’imputato, la sorella e la suocera di quest'ultima.