Anche chi ha precedenti penali, purché lontani nel tempo, può avere il porto d’armi per andare a caccia. Lo ha stabilito la quarta sezione del Tar di Palermo, accogliendo un ricorso presentato tramite l’avvocatessa marsalese Daniela Ferrari (nella foto).
I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso, accogliendo le tesi dell’avvocatessa Ferrari, con particolare riferimento “alla necessità che la discrezionalità riconosciuta all’Amministrazione (Questura, ndr) sia contemperata da un obbligo di motivazione rinforzata, idonea ad evidenziare eventuali ragioni del diniego fondate sulla personalità del richiedente, da valutare in modo congruo e razionale”.
Il legale, naturalmente, ha manifestato “soddisfazione” in quanto la Questura aveva fondato il diniego sulla sussistenza di “un numero consistente di condanne” e con il ricorso è stato provato che le condanne erano risalenti nel tempo o addirittura antecedenti al primo rilascio del titolo di polizia e, comunque, che lo stesso titolo fosse stato già rinnovato. In tal modo, il difensore ha evidenziato “la mancata corretta ponderazione di tutti gli elementi fattuali che avrebbero dovuto concorrere alla formazione del giudizio circa il rinnovo della licenza di porto di fucile per uso caccia”. Per questo motivo, il Tar ha annullato il provvedimento di revoca della licenza di porto di fucile uso caccia, condannando l’amministrazione statale al pagamento delle spese.