Alla fine ce l’ha fatta: Massimo Grillo, sindaco della quinta città più grande della Sicilia, è pronto a entrare ufficialmente in Fratelli d’Italia. Questione di pochi giorni.
Le prime avvisaglie si erano avute durante le ultime elezioni europee, quando una telecamera lo riprese con Villa Cavallotti alle spalle, mentre con la sua consueta flemma annunciava: "Io voto Giorgia". Una scelta di campo chiara e decisa, che non lasciava spazio a dubbi. Da quel momento, la classe dirigente locale iniziò a intuire che l'ingresso di Grillo nel partito di Giorgia Meloni era solo una questione di tempo.
Di solito, quando un sindaco decide di aderire a un partito, ci si aspetterebbe una certa soddisfazione. Tuttavia, chi conosce Grillo sa che non è il tipo che si allinea facilmente. Al contrario, è uno stratega che si muove con apparente calma ma trama politicamente dietro le quinte, capace di spaccare i partiti, creare correnti interne e fomentare divisioni, per poi lavarsene le mani. Più che un ingresso, il suo sembra l’arrivo di un'invasione di cavallette, e questo è solo l’inizio.
Ma a chi giova davvero l'arrivo di Grillo in Fratelli d’Italia? Sicuramente non alla classe politica locale, né a quella marsalese né a quella provinciale. Grillo è difficile da controllare: segue il proprio percorso, ignorando spesso le regole di partito, salvo poi invocarle quando gli conviene. Questa operazione sembra giovare unicamente a lui, che vede in Fratelli d’Italia lo spazio per crescere politicamente e, forse, puntare a una candidatura diversa da quella di sindaco, guardando già ai prossimi appuntamenti regionali e nazionali.
Il suo ingresso in Fratelli d’Italia, come è avvenuto? Grazie a chi? Il "santo in paradiso" è Manlio Messina, l’uomo che ha aperto la porta a Grillo, permettendogli di accedere al partito. Ma basterà questo per garantirgli una ricandidatura come sindaco? Probabilmente no. Grillo ha spaccato il centrodestra, distrutto l'alleanza che lo ha eletto, e non esistono più i consiglieri del gruppo "Liberi". Sarà in grado di ricucire i rapporti nel centrodestra? Difficile a dirsi. Inoltre, è davvero lui il candidato ideale che il centrodestra può presentare? Da Misiliscemi a Domodossola, è noto quanto sia impopolare oggi il sindaco, soprattutto per come ha logorato i rapporti con la politica e, cosa più importante, con i cittadini. Un simbolo di partito non basterà a restituirgli la reputazione.
Viene naturale chiedersi come Grillo, nato politicamente nella Democrazia Cristiana e sempre favorevole all'accoglienza (come dimostra l'iniziativa del Borgo della Pace), possa sposare un partito che ha posizioni chiare e contrarie su temi come l’accoglienza, l’integrazione e lo Ius Scholae. Ma Grillo è Grillo: un politico di vecchia scuola, abituato a creare e distruggere relazioni politiche, e che in questi quattro anni ha lavorato più per neutralizzare chi gli stava accanto che per amministrare.
A conferma di questo, non si è nemmeno preoccupato di confrontarsi con la classe dirigente locale di Fratelli d’Italia, scegliendo invece di affidarsi a un referente di un'altra provincia, giocando su un terreno più facile e meno rischioso.
Resta da vedere se a Roma conoscono Grillo politicamente come lo conosciamo qui in Sicilia. Certo, il primo partito d’Italia si mette una "spilletta" importante, quella del sindaco della quinta città siciliana, ma rischia di pagarne un prezzo alto: dove passa Grillo, spesso non cresce più nulla.