Vale proprio la pena recarsi al Museo Storico della Fanteria, a Roma, dove è appena iniziata Ligabue. I misteri di una mente, la retrospettiva a cura di Micol Di Veroli, Dominique Lora e Vittoria Mainoldi, interamente dedicata all’artista italiano che fu tra i più incisivi del secolo scorso. Oltre ai colori forti dei suoi famosi animali, sono in mostra circa 70 opere, tra le quali delicati paesaggi nei quali è piacevole immergersi, soprattutto nelle tele di piccole dimensioni. Non manca il famoso autoritratto che mostra, nell’espressione interrogativa, il tormento interiore dell’artista, contrapposto alla serenità del cielo dietro di lui, e di quel prato ravvivato dagli amati
fiori e da una candida farfalla.
Etichettato come “naif” per una rappresentazione della natura di sapore primitivo, per la sua arte che deriva interamente dall’istinto senza l’affinamento di una precisa scuola pittorica, nelle sue opere c’è molto di più: c’è profondità e, come suggerito nel titolo, mistero. Nelle prime sale, si ammirano i disegni a matita di quegli animali che adorava, ben più dell’essere umano, del quale temeva la cattiveria. Rappresentavano, per lui, la famiglia, tanto da averli ricreati anche nei bronzi esposti (cani, caprioli, capre, cerbiatti, leoni…). Mentre dal resto dei suoi simili si sentiva rifiutato tanto da scrivere:
"Mi dicono che sono sporco, pazzo, irresponsabile e analfabeta […]. Mi dicono che non valgo nulla, come se il valore fosse dettato dall’obbedienza, dal silenzio della violenza, dal mettersi in gioco davanti ai governanti, dal copiare gli artisti., dal seguire le loro leggi. E allora io rispondo: Se questo è il vostro valore, allora sono ben lieto di non valere nulla, di essere un semplice pazzo analfabeta senza valore”. A proposito, per conoscere le vicende umane di questo pittore libero da ogni schema - che per trovare sollievo dalla malattia e dal disagio psichico si esprimeva con l’arte - si consiglia lo sceneggiato del 1977 con la regia di Salvatore Nocita e l’interpretazione di Flavio Bucci, disponibile su Rai Play.
Le scene campestri delle ultime sale sono ben lontane dai traumi, e richiamano alla mente un perfetto equilibrio tra madre natura e dignità umana creando, in tal modo, una mostra perfetta per la stagione a cui andiamo incontro. Siamo in un frammento di autunno fatto di migrazioni, di aratura, di fatica, di dilemmi esistenziali.
Ed ecco che in Ligabue. I misteri di una mente - visitabile fino al 12 gennaio 2025 - la pittura va di pari passo con la nostra vita nell’evocare le atmosfere malinconiche che ci attendono e nel rivalutare le nostre origini, dalle quali irrimediabilmente ci allontaniamo.
Sabrina Sciabica