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29/12/2024 16:00:00

L'Antimafia apre un'indagine sullo stop al 41bis per il figlio di Riina

 La presidente della commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, ha annunciato l’apertura di un’indagine parlamentare sul regime di 41 bis, dopo la decisione della Cassazione di annullare la proroga per Giovanni Riina, figlio del boss Totò Riina. "È un nome importante da analizzare – ha dichiarato Colosimo – che ancora incute timore e rappresenta un simbolo della pericolosità di Cosa Nostra. La commissione antimafia deve fare la sua parte". L’indagine sarà accompagnata da audizioni per approfondire l’efficacia e l’applicazione del carcere duro.

La Cassazione ha accolto il ricorso di Giovanni Riina contro la proroga del 41 bis, ritenendo "meramente apparente" la motivazione fornita dal tribunale di sorveglianza di Roma. Riina, arrestato nel 1996 e sottoposto al regime speciale dal 2002, rimane comunque considerato un elemento pericoloso. Tuttavia, i giudici supremi hanno sottolineato la necessità di un’analisi più approfondita e di prove concrete per giustificare il rinnovo della misura.

Tra le motivazioni del ricorso, la Cassazione ha evidenziato l'assenza di riconoscimento formale della sua qualità di promotore dell’associazione mafiosa, nonostante siano stati riscontrati segnali di contatti esterni al circuito carcerario. Ora, il tribunale sarà chiamato a rivedere tutta la documentazione per valutare l’effettiva necessità del carcere duro.

Un caso analogo riguarda Ignazio Bonaccorsi, esponente del clan catanese dei Carateddi, al quale è stato concesso un permesso straordinario per visitare la madre malata. La misura, limitata a pochi giorni, conferma il delicato equilibrio tra diritti umani e necessità di sicurezza pubblica.

La decisione della Cassazione e la reazione dell’Antimafia riaprono il dibattito sull’applicazione del 41 bis, un regime pensato per spezzare i legami tra i detenuti mafiosi e le organizzazioni esterne, ma che solleva interrogativi sulle modalità e sui criteri di proroga.