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02/11/2024 08:17:00

Mafia, Ermes 3: pene ridotte per Manzo e Calcagno

  “E’ un importante principio di diritto quello che siamo riusciti a far affermare, prima in Cassazione e ora con questa pronuncia d’appello, che si pone come innovativo rispetto agli orientamenti precedenti, che afferma che la permanenza del vincolo associativo mafioso deve ritenersi cessato quando cessano le condotte rilevate nelle attività d’indagine e che sono espressive del reato di associazione mafiosa”.

Lo dice l’avvocato marsalese Luigi Pipitone dopo la decisione della prima sezione penale della Corte d’appello di Palermo (presidente Adriana Piras) di ridurre di due anni, nell’appello bis disposto dalla Cassazione, le pene che erano state inflitte a due degli imputati del processo abbreviato scaturito dall’operazione antimafia “Ermes 3”.

Un blitz del 20 giugno 2020 (due persone arrestate e 13 denunciate), che diede un altro colpo alla rete dei presunti “sodali” e favoreggiatori dell’allora boss latitante Matteo Messina Denaro. La sentenza della prima sezione penale della Corte d’appello di Palermo ha riguardato Marco Manzo, 59 anni, di Campobello di Mazara, e Giuseppe Calcagno, 50 anni, nato a Marsala, ma anche lui residente a Campobello di Mazara.

Nel primo processo d’appello, la cui sentenza è stata parzialmente annullata dalla seconda sezione della Cassazione lo scorso 10 maggio, Manzo era stato condannato a 9 anni di carcere, mentre Calcagno a 6 anni e 8 mesi. Adesso, una diversa sezione della Corte d’appello di Palermo, accogliendo la tesi della difesa (che già aveva avuto successo davanti la Suprema Corte a Roma), ha ridotto la pena a Manzo a sette anni di reclusione e a Calcagno a 4 anni e 8 mesi. Due anni in meno, dunque, perché, come si legge in quest’ultima sentenza, è stata “ritenuta la permanenza della condotta ascritta al Calcagno cessata in data 1.12.2014 e quella ascritta al Manzo cessata in data 25.9.2014”.