A firmare l’accordo sono stati il Sindaco Renzo Carini in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale, la Dirigente Scolastica Maria Grazia Sessa per il IV Circolo e Celsa Carissimi, rappresentante di Slow Food Sicilia. Il progetto “Orto in Condotta” vuole educare i bambini a mangiare sano e bene nel rispetto dell’ambiente che li circonda, facendo avvicinare le loro famiglie agli ortaggi e ai frutti coltivati localmente, con metodi naturali, basandosi sull’attività pratica nell’orto e sullo studio e trasformazione dei prodotti in cucina. L’iniziativa di durata triennale, verrà svolta, secondo quanto stabilito nel protocollo, nel giardino della scuola “Lombardo-Radice” del Quarto Circolo Didattico. Cento ragazzi – selezionati fra gli alunni delle seconde, terze e quarte classi della scuola primaria - assieme ai loro nonni avranno cura di dedicarsi all’orto i cui prodotti verranno poi impiegat
i ed utilizzati nella mensa scolastica. Nell’orto dovranno essere coltivati solo e esclusivamente ortaggi tipici delle nostre zone. “Abbiamo aderito all’iniziativa perché crediamo che essa sia molto valida – precisa il Sindaco Carini. Educare i nostri giovani all’utilizzo dei cibi buoni e alla cucina nostrana è un nobile fine. Da parte nostra doteremo l’orto di un apposito impianto d’irrigazione che faciliterà le modalità di coltivazione dei singoli ortaggi”. Il progetto “Orto in Condotta” – ha anche una rete italiana che comprende numerose scuole in tutta la penisola; esse possono conoscersi e scambiare le loro esperienze in occasione delle manifestazioni internazionali Slow Food, prima tra tutte Terra Madre.
Il progetto degli orti scolastici richiama una delle iniziative più beffarde compiute a danno della popolazione marsalese: l'iniziativa degli orti sociali inaugurati nel 2005 dall'Amministrazione provinciale dell'allora Presidente Giulia Adamo ad Amabilina.
Era il 21 Ottobre del 2005 quando si inaugurarono gli orti sociali di Amabilina, realizzati nell’ambito del progetto “E-governmet ethics”, presentato all’interno dell’iniziativa “Equal”, per le “Nuove pratiche di lotta alla discriminazione e alle disuguaglianze nell’ambito dell’occupazione”.
Si trattava di un progetto molto costoso, sbandierato dall'Amministrazione provinciale. Adamo fece presente in quella occasione che "come punteggio, è stato il primo nella graduatoria della sua misura, rientrando nella ristretta cerchia dei 18 progetti sui 141 complessivamente presentati in Sicilia".
Il progetto “Orti Sociali” aveva lo scopo di promuovere nuovi strumenti di lotta alle varie forme di discriminazione.Grazie all’accesso ai finanziamenti del Fondo Sociale Europeo, la Provincia Regionale di Trapani avrebbe potuto fare qualcosa di concreto. Le intenzioni c'erano tutte. Adamo parlava di "creazione delle necessarie infrastrutture sociali, avviamento di percorsi formativi per la valorizzazione delle risorse umane, utilizzazione del finanziamento europeo per dare vita a dei laboratori operativi in funzione dei bisogni sociali primari su cui intervenire con progetti mirati".
In che cosa consisteva l'orto sociale di Amabilina? In concreto, nella sistemazione di talune aree del quartiere popolare che dista da Marsala 4 Km e conta circa 7 mila abitanti provenienti, in buona parte, dal centro storico cittadino dove vivevano in abitazioni dalle precarie condizioni strutturali, ma anche igienico – sanitarie, con l’aggravante di una serie di problematiche sociali: disoccupazione, microcriminalità, devianza minorile.
La grande ipocrisia sta nel fatto che - secondo l'Amministrazione di allora - gli orti sociali avrebbero dovuto rispondere proprio a quelle priorità. Come ? Si legge nel progetto: "Attraverso la riqualificazione paesaggistica ed ambientale dell'area, rendendo più vivibile il quartiere dal punto di vista, oltre che ambientale, anche economico, sociale e relazionale".
In che stato si trovi ad Amabilina, quattro anni dopo, lo sappiamo tutti.
Ma la beffa fu grande anche per molti cittadini. Infatti, secondo il progetto destinatari dell'iniziativa era in particolare, gli anziani ed i pensionati del quartiere, i quali sarebbero dovuti diventare concessionari delle particelle ortive che avrebbero dovuto curare nel rispetto delle norme previste dall’apposito regolamento redatto dall’Amministrazione Provinciale "al fine di creare le condizioni per l’impiego del tempo libero degli stessi anziani ed educare al rispetto dei basilari concetti di educazione civica, offrendo momenti di aggregazione atti ad abbattere le condizioni di disagio socio - relazionale".
In che stato si trovi, la gente, ad Amabilina, quattro anno dopo, lo sappiamo tutti.
Gli orti sociali durarono il tempo di una campagna elettorale (si era alla vigilia del doppio appuntamento elezioni politiche - elezioni regionali) poi finirono nel dimenticatoio.
I recinti si chiusero. Le chiavi, buttate.
Le piante seccarono.
E con loro la speranza di una politica diversa.
Ecco le foto di quello che rimane degli orti sociali.
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