“Per pregressa esperienza dovuta al fatto che ho avuto l’onore di esser stato ministro degli Esteri, posso garantire alle famiglie e alla popolazione che la nostra unità di crisi alla Farnesina è certamente tra le più attive e le meglio organizzate al mondo", ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
”Chiaramente - ha proseguito Fini - la vicenda somala è piena ai di incognite e rischi ma certamente le istituzioni stanno facendo tutto quanto è in loro potere. È evidente - ha concluso - che su questioni come queste la riservatezza è d’obbligo”.
Terza notte di attesa per i familiari di Pasquale Mulone, il marittimo di 51 anni di Mazara del Vallo rapito con altri nove connazionali dai pirati in Somalia. La moglie, Giovanna Giacalone, madre di tre figli, e' molto preoccupata per le sorti del marito, che e' in stretto contatto con la Farnesina. "E' un incubo - ha detto la donna parlando con i giornalisti - Mi dicono dalla Farnesina che sta bene ma io non ho sue notizie".
L’Assessore provinciale Nicola Lisma ,con delega alle Politiche del Mare continua a seguire la vicenda del sequestro della nave italiana in Somalia .“ Siamo in continuo contatto con la Farnesina-ha dichiarato l’Assessore Lisma- per conoscere le sorti del marinaio mazarese Pasquale Mulone. Stamani mi sono recato presso l’abitazione di Pasquale Mulone e ho parlato con i familiari .Stiamo facendo tutto quanto di nostra competenza per il rilascio a breve del marinaio Pasquale Mulone . In merito, tengo costantemente informato il Presidente Turano che mi ha delegato a seguire la vicenda e a stare vicino ai familiari”. Anche oggi l’Assessore Lisma ha avuto un lungo colloquio con l’Unità di Crisi della Farnesina.
Con il rapimento negli ultimi giorni di 16 membri dell’equipaggio del Buccaneer (tra cui 10 italiani), il sequestro di un cargo greco stamane con 22 filippini a bordo e l’assalto ad un’ altra imbarcazione battente bandiera del Togo salirebbero a quasi 300 i marinai nelle mani della pirater
ia somala. Tutti potenziali scudi umani in caso di attacco da parte delle forze internazionali. Ed una ventina sono i battelli ancora all’ancora al largo di Eyl, nel Puntland, regione semiautonoma a Nord est della Somalia, una volta piccolo porto di poverissimi pescatori, ora capitale della«Tortuga» dei bucanieri, di cui fanno parte anche una serie di analoghi porticcioli vicini.
La differenza è che a Eyl stanno costruendo alberghi e case di lusso, e circolano lussuosissimi fuoristrada, oltre che pick-up superarmati. Ma è questione di tempo anche per i villaggi limitrofi, se continua così. Il calcolo di 260 prigionieri - almeno un centinaio dei quali filippini - fatto nei giorni scorsi deve essere aggiornato. Con gli ultimi sequestri - un’accelerazione inattesa nelle ultime tre settimane, dopo un inizio dell’anno meno arrembante rispetto al 2008 - la cifra dovrebbe infatti essere aumentata: i 16 del Buccaneer, sequestrato sabato scorso; i 22, tutti filippini, sembra, dell’Irena, cargo greco, catturato stamane prima dell’alba; quelli dei due pescherecci egiziani del cui sequestro si è appreso ieri; e ancora gli uomini a bordo della nave del Togo finita oggi nelle mani dei pirati. La novità è che, per quanto riguarda gli ultimi sequestri, certamente per il Buccaneer e i pescherecci egiziani, le imbarcazioni sono state portate non nelle solite acque al largo di Eyl, ma più a nord, tra Puntland e Somaliland (autoprocloamatosi indipendente nel marzo del ’91), in un’area peraltro storicamente contesa tra le due regioni. Un nuovo fronte, che alcuni osservatori ritengono anche una scelta strategica per esacerbare i contenziosi geografici tra Puntland e Somaliland, da sempre forti. Da notare anche che l’attuale premier somalo Omar Abidrashid Sharmare è un migiurtino (vale a dire un cittadino del Puntland), ed appartenente al principale dei clan regionali, quello considerato ’realè, cioè gli Osman Mahamud. Una variabile non secondaria - stando agli osservatori - rispetto a possibili sviluppi incrociati tra pirateria e blitz militari.
Intanto assoluto riserbo sulle trattativa per liberare i marinai italiani. Contatti sono in corso, ma a che punto siano i contatti non viene rivelato. «Il silenzio, in questi casi - spiegano alla Farnesina dov'è riunita in permanenza l'unità di crisi - è più che d'oro e può salvare la vita agli ostaggi», specie dopo il blitz compiuto dai marines. I pirati cercano di avere un gran numero di scudi umani, ma il gioco della piretaria non può dur<are a lungo come dimostrano i precedenti storici.