della nave, da due giorni non squilla più il telefono del rimorchiatore. Una situazione difficile, che vede sedici marinai, tra cui il primo ufficiale di coperta Mario Albano, 57enne di G
aeta, da qualche anno residente a Itri, prigionieri in Africa dall’11 aprile scorso.
Ad affermare che il rimorchiatore sarebbe stato addirittura fermato dalla sicurezza locale e non dai pirati è stato il governatore somalo della zona di Sanag, Mohamoud Said Nur. Il governatore ha dichiarato all’Agenzia France Press «che il rimorchiatore italiano è stato sequestrato dalle forze di sicurezza locali e che il sequestro non ha nulla a che fare con i pirati. Abbiamo avuto la conferma - ha detto - che il rimorchiatore italiano trasporta due contenitori di rifiuti tossici e c’era l’intenzione di gettarli nelle nostre acque. Dobbiamo avere giustizia per questi atti e non chiediamo alcun riscatto per la loro liberazione». Accuse pesanti, che sembrano rendere affatto facili le trattative avviate dalla Farnesina, ma a cui ha subito replicato il general manager della «Micoperi», il quale ha assicurato che la nave era vuota e che vuote erano anche le due bettoline che trasportava, che aveva subito rigidi controlli a Singapore e che è stata assaltata sotto le coste dello Yemen, al limite delle acque territoriali arabe.
«Le trattative sono in corso e sono in mano alla Farnesina. Non si sa se le ultime informazioni possano essere lette in modo positivo o negativo. Le ultime notizie avute dei nostri marinai erano confortanti, poi in questi ultimi due giorni c’è stato parecchio silenzio e non abbiamo ricevuto richieste di riscatto», ci dichiarano dalla «Micoperi». Le accuse sui rifiuti tossici solo un modo per tirare fuori i pirati dalla vicenda e liberare gli ostaggi? «Ci stiamo adoperando per risolvere il caso e abbiamo a cuore l’incolumità dei marinai. L’interesse è che la vicenda si risolva in maniera positiva e per questo proseguiamo sulla strada della riservatezza», si limitano a dire dall’Unità di crisi della Farnesina.