Per questo si vuole imbavagliare la stampa". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia intervenendo al dibattito finale del primo "Festival del Giornalismo d'inchiesta" svoltosi a Marsala. "Quando vennero approvate le leggi che hanno disincentivato e intimidito i collaboratori di giustizia - ha proseguito - ci dissero che avevamo a disposizione le intercettazioni per svolgere il nostro lavoro di pubblici ministeri. Il potere ha nostalgia della magistratura connivente degli anni '60 e '70, quella dei porti delle nebbie, degli insabbiamenti, di procuratori generali che dicevano che la mafia non esisteva. Siamo una democrazia dimezzata perché non c'é opposizione, se si eccettua spezzoni di magistratura e parte della stampa. Le prospettive sono sconfortanti. La conquista di una democrazia piena dipende dalla gente".
Al dibattito, moderato da Pino Corrias, ha partecipato anche il procuratore aggiunto Roberto Scarpinato, che ha affermato: ''La democrazia, in Italia, oggi e' in uno stato gravissimo. Al momento ci garantisce solo la Costituzione. Se questa viene modificata o cancellata, torneremo ad essere il paese di don Rodrigo. Il piduismo operava in segreto quello che adesso si fa alla luce del sole. Con la scomparsa della classe operaia e la smobilitazione delle masse, qualcuno s'e' accorto di avere le mani libere. Ci hanno sequestrato la politica, le assemblee sono costituite da nominati dal principe. I pentiti sono stati demonizzati e i magistrati che volevano fare il proprio dovere, come De Magistris e Forleo, sono stati trasferiti''. ''E' curioso - ha invece detto l'ex procuratore di Torino Bruno Tinti - che le intercettazioni che si vuol abolire siano quelle per i reati tipici della classe dirigente. La gogna mediatica? Ci sono situazione che, pur non penalmente rilevanti, la gente ha diritto a sapere''. Al dibattito hanno partecipato anche Marco Travaglio, Luca Telese e Peter Gomez.