anni per favoreggiamento aggravato di soggetti appartenenti a Cosa Nostra (avrebbe agevolato la latitanza di Natale Bonafede e Andrea Mangiaracina), e il 44enne Michele Parrinello. I due imputati, difesi dall'avvocato Vincenzo Forti, sono zio e nipote. Sono accusati di estorsione, incendi e danneggiamenti. La decisione di evitare le testimonianze in aula è stata adottata per accorciare i tempi del processo. Nellìultima udienza, inoltre, il Tribunale (presidente Renato Zichittella) ha disposto anche la trascrizione delle intercettazioni telefoniche effettuate nel corso delle indagini condotte dalla polizia.
Tra le vittime anche l'avvocato Stefano Pellegrino, al quale nel settembr
e 2007 fu incendiato il portone di casa (materiale autore dell'intimidazione sarebbe stato il Parrinello). Il giorno prima, inoltre, qualcuno lasciò delle interiora di animali davanti all'ingresso del suo studio legale.
Nel corso di un colloquio in carcere, Michele Parrinello parlò dell'attentato incendiario con lo zio ''Cola'' Licari, che gli disse di tranquillizzare l'avvocato Pellegrino, che fino a quel momento era il loro legale di fiducia e che loro accusavano di «annacarsi».
Tra le vittime, infine, anche i gestori dell'enoteca «Morsi e Sorsi». Nel processo si è costituita parte civile, tramite l'avvocato Peppe Gandolfo, l'associazione antiracket.