ai giornalisti sulla questione del cosiddetto 'papellò che sarebbe alla base di una presunta trattativa tra Stato e Cosa Nostra, organizzato nell'ambito del Festival della Creatività in corso alla Fortezza da Basso di Firenze. Secondo Violante si tratta di una "bufala" perché nel documento "si fa riferimento a cose come il 41 bis o la dissociazione, che è un tema che verrà fuori molto tempo dopo" e occorre, quindi, "capire perché è uscito quel documento che è fasullo e che cosa voleva dire".
VIZZINI. "Lo Stato deve sempre garantire i suoi cittadini e non i suoi politici. Proverei profondo disprezzo per chiunque avesse trattato con la mafia. Personalmente avrei preferito 100 volte essere ucciso piuttosto che ci fosse stata una trattativa con i mafiosi che come ho sempre sostenuto devono morire poveri ed in galera con ilcarcere duro''. Lo sottolinea in una nota Carlo Vizzini, presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, commentando l'intervista del procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso.
AGNESE BORSELLINO. 'Stranamente negli ultimi giorni che precedettero via d'Amelio, mio marito mi faceva abbassare la serranda della stanza da letto, perche' diceva che ci potevano osservare dal Castello Utveggio''. Cosi, in un'intervista inedita per ''La Storia Siamo
Noi'', Agnese Borsellino, la vedova di Paolo Borsellino, ha deciso di infrangere la regola del silenzio che si era imposta. Convinta che suo marito sia ''stato abbandonato al suo destino di morte'', parla davanti alle telecamere per ricordare chi ha dato la vita per il magistrato: la scorta, gli angeli di Borsellino. A ''La Storia siamo noi'', su Rai Educational, andra' in onda domani alle 23.30 su RaiDue ''57 giorni a Palermo - La scorta di Borsellino'' di Francesca Fagnani.
DI PIETRO. "Se c'e' stata una trattativa tra Stato e mafia si aprano i cassetti e si tirino fuori i nomi. E' gravissimo che nel nostro Paese ci sia stata una struttura parallela all'interno delle Istituzioni che abbia gestito gli affari con le cosche mafiose. Le zone d'ombra, le trattative sottobanco non appartengono ad uno Stato di diritto". Lo afferma Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori, commentando l'intervista rilasciata oggi dal Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che dalle colonne della Stampa aveva affermato che in un certo senso "la trattativa ha salvato la vita a molti politici" e ha parlato di un "papellino" per liberare cinque capi di Cosa nostra. "Lo scenario che si sta aprendo su questa vicenda delle stragi e' inquietante, soprattutto adesso che ad ammettere l'esistenza di una trattativa tra mafia e Stato e' il procuratore nazionale antimafia. Grasso, tra l'altro, ha affermato che questa sarebbe stata portata avanti nell'interesse dell'incolumita' personale di alcuni politici di alto rango di allora, a cominciare da Andreotti, lo stesso che una sentenza definitiva ha, nel frattempo, accertato di avere avuto rapporti con la mafia, anche se impossibili da valutare penalmente perche' prescritti.
Non possiamo credere - incalza Di Pietro - che a tenere le fila della trattativa tra mafia e Stato fossero soltanto gli ufficiali dei Ros. Vogliamo conoscere i nomi dei politici che hanno gestito i contatti con Cosa Nostra, gli uomini chiave che prendevano le decisioni e vogliamo sapere anche qual e' il prezzo che lo Stato ha dovuto pagare. Tra l'altro vorremmo capire se i magistrati piu' esposti erano stati avvisati e tutelati e, nel caso, se l'insufficiente tutela sia stata una conseguenza del diniego e dissenso dei magistrati alla trattativa. Per questo, chiediamo alla Commissione antimafia un'immediata audizione del procuratore Grasso, affinche' chiarisca le preoccupanti affermazioni riportate oggi nell'intervista".