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30/01/2025 16:00:00

"A proposito del titolo di Cavaliere ad Anna Grassellino"

Caro direttore, il conferimento del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, alla scienziata marsalese, rappresenta anche per me motivo di orgoglio. Se prima da cittadino dovevo ricordare che nella mia città di Marsala c’è stato lo sbarco di Garibaldi e i suoi Mille; che erano attraccati i piroscafi inglesi di Woodhouse, Ingham e Whitaker, per fare il carico del liquoroso vino, che poi i Florio commerciarono facendolo conoscere in tutta l’Europa, ora per farsi valere basta dire: sono concittadino della scienziata Anna Grassellino. Alla quale ho voluto dedicare un capitolo del mio libro, Lo strano taccuino di un contagiato, uscito nel 2021. Allora fui colpito dall’inserto “D” di Repubblica che, nel numero del 12 dicembre 2020, aveva scelto fra i venti finalisti, tutte eccellenti, come donna dell’anno, Anna Grassellino. La quale, proprio durante l’ondata più drammatica del Covid19, ha partecipato a una gara indetta da Department of Energy degli Stati Uniti.

C’era in ballo il piano quinquennale per cinque centri di ricerca sulle tecnologie quantistiche e per Anna si prospettava la possibilità di dirigere un nuovo centro di calcolo al Fermilab, che è il caposaldo della ricerca sulla Fisica delle Alte Energie. Grazie a questa direzione sarà poi incaricata di progettare e gestire il computer quantistico più potente del mondo mai creato prima, la cui realizzazione prevedeva un ammontare pari a 625 milioni di dollari. Un formidabile risultato che confermava il suo ruolo di eccellenza globale. Tutto questo, oltre a suscitare ammirazione per la sua impresa di scienziata, mi ha fatto anche vedere, nelle sue testimonianze e nelle sue dichiarazioni, un messaggio etico, sociale, umanitario di grande rilevanza. “Il progresso delle scienze viene arricchito dalla creatività e noi donne siamo creative”. “Mi dicevano che non ce l’avremmo fatta a combattere contro IBM e GOOGLE. Qualcuno mi consigliava alleanze politiche almeno con uno di quei colossi. Ma io ho creduto nella mia squadra, nelle nostre forze tecnologiche, nelle mie scoperte”. Anna aveva inventato il QUIBIT ( sono bulloni speciali che servono a costruire computer sulla fisica quantistica) per cui il governo le ha assegnato ulteriori 119 milioni di dollari da spendere per raggiungere il rivoluzionario obiettivo del super computer più potente del mondo.

Quando le chiedono se è un ingegnere o un fisico, lei risponde: “Non lo so. Mi sento qualcosa a metà. Perché mi serve sia il pragmatismo di un ingegnere, con la sua sapienza dei passi da compiere strada facendo, sia l’elaborazione diversa e rivoluzionaria del fisico, con la sua creatività massima e la sua capacità di elaborare i concetti. Vado fiera – aggiunge la scienziata- di questa mia scissione! Il computer quantistico che stiamo costruendo ci aiuterà a rispondere anche sull’esistenza della materia oscura. La sua teoria le è valso il Premio Pecase, assegnato a scienziati e ingegneri da Obama.

Fra i ringraziamenti ai tanti che “mi hanno sostenuta durante la mia carriera ci sono quelli destinati ai mentori, amici, la mia famiglia e mio marito”. Il marito è un collega di origine ucraina, di cui Anna parla come di una coppia di ricercatori più che di fidanzati. “Parliamo spesso di lavoro, il che è positivo, anche se stancante”. La scienziata marsalese, con una punta di orgoglio, dice di sembrare i Curie : “Siamo diversi, io spingo sempre per fare cose nuove, lui è bravissimo a guardare i risultati e a scoprire quello che mi è sfuggito”. Nei confronti di Marie Curie, vincitrice di due Nobel - il primo per la Fisica sulla radioattività e parecchi anni dopo per la Chimica, grazie alla scoperta e all’analisi di due nuovi elementi, il radio e il polonio – vale la pena spendere qualche parola alla luce di quanto avviene e può avvenire nel prossimo futuro.

La Nobel si è trovata a lottare in un ambiente e in un momento storico a lei molto ostili. Sia perché si trattava di una donna che operava in un mondo dove era normale assumere che le donne fossero inferiori agli uomini e sia perché immigrata in un contesto in cui coloro che immigravano venivano visti con sospetto e astio. Marie arriva in Francia dalla Polonia di una famiglia colta ma povera. Dove incontra Pierre Curie e con lui condivide passione scientifica e amore. Mi rendo conto che fare un parallelo fra Marie e Anna è azzardato. Ma colgo qualcosa di sottilmente importante che le accomuna. Marie: una donna coraggiosa, rigorosa, onestissima cui devono ispirarsi tutti, uomini e donne, della scienza. I suoi scontri con la società bigotta, l’ottusità e la stupidità del patriottismo e della difesa dagli stranieri, il suo sguardo sempre serio e lungimirante, la ricchezza della sua eredità scientifica. La sua vita limpida e generosa. Anna: una vita intensa, ricca di impegni e di soddisfazioni ma che anche da scienziata tiene a dire: “Vorrei definire meglio cosa intendo per spazio personale. Ecco, per me è la libertà di poter dare ai giovani ricercatori la possibilità di realizzare i loro sogni”.

“Ora, sottolinea, sono nella condizione e nella posizione di farlo, di fare entrare nella scienza più donne anche di diverso colore della pelle, di più nazionalità; adesso posso illustrare il quantum computing nelle scuole medie svantaggiate di Chicago”. Alla domanda se la corsa mondiale ai computer quantistici sia da considerare una faccenda di potere puro e di geopolitica globale, Anna risponde che per lei come per altri scienziati, questo sviluppo “lo stiamo perseguendo affinché ne benefici l’intera società. Anche se sentiamo il peso della pressione, la chiave del successo è nello stare aperti, nel verificare tutti insieme il clima internazionale. Con l’amministrazione Biden credo che anche la scienza sarà destinata a stare meglio”. Sarei curioso di sapere, magari fra qualche mese, quale idea la cittadina e scienziata Anna Grassellino si sarà fatta su Donald Trump.

Nella carriera e nella vita di Anna ho visto qualcosa che va oltre l’onorificenza più alta e al di sopra dell’ordine più importante della Repubblica. Essa viene conferita per “meriti acquisiti dalla nazione” nei campi della scienza, della letteratura, delle arti, dell’economia, del servizio pubblico e delle attività sociali, filantropiche e umanitarie e per il lungo e cospicuo servizio nelle carriere civili e militari”. Più di quanto serve al Presidente della Repubblica per la nomina a senatore a vita di una cittadina o un cittadino “per aver illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico artistico, letterario (articolo 59 secondo comma della Costituzione).
Caro direttore, ho voluto scrivere alcune pagine del mio libro sulla figura di Anna Grassellino, che è anche la ragione per la quale ho scritto la lettera che invio al suo giornale.

Filippo Piccione