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03/11/2009 07:19:06

Arresti ad Alcamo. Messina Denaro aveva affidato alle donne il racket. Richieste di pizzo fino a 200.000 euro. Commenti e reazioni

L'indagine,ha ricostruito l'assetto del mandamento mafioso di Alcamo,controllato dalla famiglia Melodia,legata al boss latitante Messina Denaro. In carcere anche Anna Maria Accurso,moglie del capo mandamento detenuto Antonino Melodia e Anna Greco,figlia di uno degli arrestati.

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Agenti della Squadra Mobile di Trapani e del commissariato di Alcamo hanno arrestato dieci persone accusate di associazione mafiosa, estorsione, incendio, danneggiamento, detenzione illegale di armi ed esplosivi e ricettazione. L'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato e dai pm della dda Paolo Guido e Carlo Marzella, ha ricostruito gli assetti del mandamento mafioso di Alcamo, controllato dalla storica famiglia mafiosa dei Melodia, strettamente legata al boss latitante Matteo Messina Denaro. Al capomafia ricercato i Melodia, da anni ai vertici del mandamento, avrebbero fatto riferimento in caso di dissidi con "famiglie" di altre zone. Tra gli arrestati anche due donne: Anna Maria Accurso, moglie del capo mandamento detenuto Antonino Melodia, e Anna Greco, figlia di uno degli arrestati. Accurso veniva impiegata per ricevere e conservare i soldi incassati dalle estorsioni. Greco, invece, era incaricata di recapitare le lettere con le richieste di pizzo e riscuotere il denaro dalle vittime del racket.

In carcere, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Palermo Antonella Consiglio, sono finiti Anna Maria Accurso, 46 anni, Filippo Di Maria, 46 anni; Lorenzo Greco, 77 anni; Diego Melodia, 74 anni; Nicolò Melodia, 85 anni; Stefano Regina, 45 anni; Gaetano Scarpulla, 40 anni; Felice Vallone, 41 anni; Tommaso Vilardi, 66 anni e Anna Greco, 49 anni. A Lorenzo Greco, Stefano Regina e Felice Vallone, già detenuti, la misura cautelare è stata notificata in carcere.

Per anni hanno combattuto una lotta fratricida per il controllo del mandamento: Diego e Nicolò Melodia, esponenti storici della mafia di Alcamo, si sono contesi i guadagni del racket delle estorsioni e la gestione degli affari illeciti della zona. E' uno dei particolari emersi dall'operazione antimafia denominata Dioscuri proprio in riferimento al rapporto di parentela tra i due arrestati. I moderni Castore e Polluce avrebbero dato vita a due opposte fazioni reclutando, ciascuno, i propri fedelissimi. E imprenditori e commercianti sarebbero stati costretti a far fronte alle richieste di pizzo dell'una e dell'altra cosca. Secondo gli inquirenti, Nicola Melodia, dopo l'arresto dei due figli Antonino e Ignazio, ha assunto il ruolo di capo della famiglia di Alcamo. Il fratello Diego ha tentato di scalzarlo accaparrandosi il controllo del racket grazie a Lorenzo Greco, già condannato per favoreggiamento mafioso e detenzione di armi, e Felice Vallone, da poco scarcerato dopo una condanna per mafia. Dell'esercito di Nicolò Melodia, invece, avrebbe fatto parte, tra gli altri, Filippo Di Maria che, secondo gli inquirenti, avrebbe riscosso il pizzo e intrattenuto rapporti con politici locali per conto della cosca. Numerosi i danneggiamenti e le estorsioni scoperte dalla polizia: ai taglieggiamenti, spesso doppi, venivano sottoposti concessionarie di auto e imprese. Le somme chieste andavano dai 10mila euro fino ai 200mila imposti ad un imprenditore alcamese.
MATTEO MESSINA DENARO E LE DONNE
. Il nuovo gruppo dirigente della famiglia di Alcamo, è vicinissimo al nuovo capo di Cosa nostra latitante dal 1994. E così, dato che molti boss sono in carcere,  il superlatitante trapanese Matteo Messina Denaro, decide di affidarsi alle mogli e alle figlie dei suoi uomini più fidati per cercare di risollevare le sorti dell’organizzazione. Le indagini della squadra mobile di Trapani e della Direzione distrettuale antimafia di Palermo svelano le ultime mosse del padrino ricercato dal 1994. Tra gli arresti vi sono Anna Maria Accurso, moglie del capomandamento in carcere Antonino Melodia. E poi, Anna Greco, figlia di un altro mafioso che di recente era passato fra le fila dei fidati di Messina Denaro.
Gli uomini della squadra mobile diretta da Giuseppe Linares hanno filmato le due donne mentre raccolgono le rate del pizzo, oppure mentre distribuiscono denaro ai membri del clan. Fra i loro compiti, anche quello di recapitare le lettere di minacce alle vittime predestinate.

All’interno della cosca di Alcamo era sorto di recente un contrasto tra i fratelli Cola (il padre di Antonino) e Diego Melodia sulla gestione del pizzo: cercavano di contendersi gli esattori migliori sulla piazza. Le donne erano le più quotate all’interno del clan.

LUMIA. "Il racket delle estorsioni garantisce introiti facili e immediati e inoltre rafforza il controllo del territorio da parte di Cosa nostra.
L’operazione di oggi ha spezzato la rete di potere e il tentativo di riorganizzazione della famiglia mafiosa di Alcamo”. Lo dichiara il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia, commentando l’operazione “Dioscuri”, che stamani ha portato all’arresto di dieci persone, tra cui due donne.
“Si tratta – aggiunge Lumia – di fedelissimi del boss Matteo Messina Denaro che attraverso il pizzo e altre attività criminali stavano cercando di rimettere in piedi il clan del mandamento di Alcamo, già duramente colpito in passato. L’intervento della Procura e della Polizia è stato tempestivo”.
“Adesso – conclude il senatore del Pd – è necessario intensificare gli sforzi per catturare l’attuale capo di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro. Allo stesso tempo bisogna insistere sul versante della denuncia. Gli arresti di oggi devono incoraggiare gli operatori economici”.


CONFINDUSTRIA TRAPANI. Dichiarazione di Davide Durante, presidente Confindustria Trapani, in riferimento all’Operazione “Dioscuri”:

“Un plauso alle Forze dell’Ordine ed alla Magistratura per l’operazione che ha portato all’arresto di una decina di persone che gestivano il racket delle estorsioni nel territorio alcamese.

Un ringraziamento al Capo della Mobile Linares che, assieme ai Colleghi del Commissariato di Alcamo e dopo una lunga serie di indagini, ha raggiunto questo importante risultato.

Lungo l’elenco delle imprese che erano costrette a pagare il pizzo. Risulta, comunque, chiaro ed evidente che subire un ricatto mafioso crea un danno enorme all’impresa e costringe l’imprenditore ad operare scelte che in nessun caso possono definirsi legalmente, moralmente ed eticamente corrette.

Denunciare, quindi, rimane l’unica strada percorribile; non ci sono alternative, oggi più che mai, perché forte è il sostegno dello Stato e, non meno importante, della società civile.

Confindustria Trapani è presente con le proprie aziende in tutto il territorio provinciale ed esprime attraverso il vicepresidente Paolo Salerno la presidenza dell’Associazione Antiracket ed Antiusura - Trapani. A prescindere, comunque, dai ruoli ricoperti diamo la massima disponibilità ed assicuriamo la massima discrezione a tutti coloro che volessero rivolgersi alle Forze dell’Ordine utilizzando i canali associativi”.


CGIL. La segretaria generale della Cgil di Trapani, Mimma Argurio, esprime a nome di tutta la Camera del Lavoro apprezzamento per l'operazione denominata “Dioscuri”, condotta dalla squadra mobile di Trapani e dal commissariato di Alcamo, che ha portato, stamani, all'arresto di dieci persone, legate alla nota famiglia mafiosa dei Melodia, accusate di associazione mafiosa, estorsione, incendio, danneggiamento, detenzione illegale di armi e ricettazione.
“L'incessante azione della magistratura e delle forze dell'ordine - ha detto Argurio - sta liberando il territorio trapanese, pesantemente soggiogato dall'oppressione mafiosa, da tutte le imposizioni e ricatti che ostacolano lo sviluppo economico e la crescita sociale di questa terra. La lotta per l'affermazione della legalità e dei valori democratici - ha concluso - deve accomunare non solo tutte le forze che in questo territorio svolgono un ruolo istituzionale e sociale ma anche tutti i cittadini, i commercianti e il mondo dell'imprenditoria che devono avere il coraggio di denunciare ricatti ed estorsioni”.
  MARROCCO.  Un segno importante della presenza dello Stato sul territorio che, però, va ancora sottoposto ad attenta indagine investigativa in modo da sradicare il fenomeno mafioso nei suoi diversi aspetti e nelle sue molteplici componenti. È questa la lettura che l’On. Livio Marrocco, deputato regionale del Pdl e vicepresidente della Commissione Antimafia all’Ars, dà all’operazione anti-mafia della Squadra Mobile di Trapani, che ha portato in carcere dieci affi-liati al mandamento mafioso di Alcamo, controllato dalla famiglia Melodia, legata al boss latitante Matteo Messina Denaro.
«Esprimo il mio plauso alla Squadra Mobile, guidata dal Dottor Giuseppe Linares, ancora una volta capace di colpire pesantemente le cosche mafiose che si annidano nel nostro territorio e lo stritolano con i loro tentacoli – so-no le parole dell’On. Marrocco -. Allo stesso tempo, però, ritengo sia dove-roso ribadire la necessità di non abbassare la guardia e continuare ad inda-gare nei diversi campi che maggiormente si “prestano” alle “infiltrazioni ma-fiose”, dagli appalti ai subappalti. Tutte attività, queste, che impediscono lo sviluppo delle nostre imprese, bloccandone la crescita nella liceità».
Affinché ciò si concretizzi, però, c’è bisogno di maggiori fondi da parte del-lo Stato. «Spero che il Governo nazionale – conclude l’On. Marrocco – già nella prossima finanziaria inserisca maggiori somme a disposizione delle forze di polizia, impegnate a salvaguardare il territorio da tutti i crimini».