Il blitz, eseguito d
alla Squadra Mobile di Trapani su ordine del Gip di Palermo Antonella Consiglio, su richiesta del procuratore aggiunto Teresa Principato e dei pm Paolo Guido e Carlo Marzella, ha di fatto smantellato la famiglia Melodia, indicata come principale reggente del mandamento mafioso del paese in provincia di Trapani. Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione plurima, incendio plurimo, danneggiamento,detenzione illegale di armi ed esplosivi e ricettazione. In base a quanto hanno rivelato le indagini i Melodia, da sempre fedelissimi del boss Matteo Messina Denaro, si rivolgevano spesso al superlatitante castelvetranese affinchè intervenisse per risolvere i dissidi con le famiglie mafiose di altre zone. Un ruolo di primo piano all’interno della cosca era ricoperto da Cola Melodia il quale, dopo l’arresto dei figli Antonino e Ignazio, era diventato reggente della famiglia. Una situazione che non piaceva al fratello Diego Melodia che cercava di rivendicare a sua volta la leadership potendo contare, tra l’altro, su un discreto numero di accoliti. Una vera e propria guerra fratricida insomma, che di fatto aveva creato una spaccatura interna con due opposte fazioni che si contendevano la spartizione delle attività estorsive in danno di commercianti ed imprenditori di Alcamo. Tra gli arrestati figurano anche due donne: Accurso Anna Maria, moglie del capo mandamento detenuto Melodia Antonino, che veniva impiegata per ricevere e conservare somme di denaro, all’evidenza provento delle attività illecite, e Greco Anna, incaricata di recapitare le missive estorsive alle varie vittime individuate e di prelevare le somme del pizzo.
Gli altri arrestati sono: Nicolò e Diego Melodia, pregiudicati mafiosi di 85 e 74 anni, ritenuti gli attuali reggenti della cosca, rispettivamente padre e zio di Antonino Melodia (capo indiscusso del mandamento alcamese per alcuni anni) e di suo fratello Ignazio, detto “il dottore” perché è un medico, che stanno scontando in carcere pesanti condanne per associazione mafiosa ed estorsione. Un altro ordine di carcerazione ha riguardato la moglie di Antonino Melodia, Anna Maria Accurso di 46 anni, che avrebbe ricevuto e custodito i proventi delle estorsioni e di altre attività . Arrestata anche un’altra donna, Anna Greco, pregiudicata di 49 anni, avrebbe avuto invece l’incarico di recapitare le lettere estortive alle vittime designate e di incassare le somme del pizzo. Altri due arrestati,Filippo Di Maria, impiegato forestale di 49 anni, e Gaetano Scarpulla, di 40 anni, ritenuti “uomini di fiducia” di Nicolò Melodia e organicamente inseriti nella famiglia mafiosa di Alcamo, si sarebbero occupati - spiegano gli investigatori – di riscuotere le tangenti. Un altro arrestato è Tommaso Vilardi, di 66 anni, mentre gli ultimi tre provvedimenti sono stati notificati in carcere ai pregiudicati mafiosi Lorenzo Greco e Felice Vallone, di 77 e 41 anni, nonchè al pregiudicato Stefano Regina, di 45 anni.
“Dentro Cosa nostra la presenza delle donne si fa sempre più frequente ed il loro ruolo assolutamente pregnante”. Lo sostiene il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Teresa Principato. “Le donne – ha aggiunto – oggi sono assolutamente indispensabili per esigere denaro e distribuire ordini. Hanno un ruolo di finanza”. La mafia ad Alcamo, nonostante le operazioni di polizia, ha continuato a controllare il territorio: “la richiesta del pizzo é a tappeto” e “manca la ribellione”, ha evidenziato il capo della mobile di Trapani, Giuseppe Linares. Il vice questore ha sottolineato poi che i boss non demordono anche dopo lunghe detenzioni: “I fratelli Cola e Diego Melodia hanno trascorso nelle carceri più di metà della loro vita, ma non è servito a nulla. Una volta fuori ricominciano: la loro è una missione ed una fedeltà assoluta”.
NESSUNO DENUNCIA. NESSUNO PARLA. Ad Alcamo gli appelli dell'associazione antiracket e di Confindustria non sono stati mai recepiti: gli imprenditori - è emerso durante la conferenza stampa dell'operazione Dioscuri che si è svolta stamani alla questura di Trapani - piuttosto che denunciare il pizzo preferiscono rivolgersi all' "amico". Per gli investigatori è il segno di un tessuto sociale dove non riesce ancora ad attecchire la ribellione al fenomeno delle estorsioni. "Alcamo, dal punto di vista criminale, si conferma un terreno sempre vivo e vivace", ha evidenziato il procuratore aggiunto di Palermo, Teresa Principato, che ha auspicato "una collaborazione, finora inesistente, anche in questo territorio". Ma quella del Trapanese è una zona in cui "non esiste neppure la vocazione a collaborare con la giustizia", ha sottolineato il capo della mobile, Giuseppe Linares, il quale ha ricordato che "negli ultimi anni ci sono stati soltanto dichiaranti". Nel Trapanese bisogna andare indietro di quindici anni: dopo Francesco Milazzo (Paceco) e Vincenzo Sinacori (Mazara del Vallo), infatti, non ci sono stati altri collaboratori di giustizia.
GLI EPISODI SCOPERTI DAGLI INQUIRENTI. Gli episodi contestati: attentato incendiario presso l'abitazione rurale di Antonino Pedone; tentata estorsione nei confronti del titolare dell'impresa di costruzioni Construction Company S.r.l.; tentata estorsione nei confronti dei titolari della concessionaria Megauto S.r.l.; tentata estorsione nei confronti dei titolari della concessionaria Auto&Auto; tentata estorsione nei confronti dei titolari della concessionaria Auto 3 S.r.l.; tentata estorsione nei confronti dell'imprenditore Vincenzo D'Angelo; estorsione nei confronti dell'imprenditore Gaspare Mirrione; tentata estorsione nei confronti dell'imprenditore Vito Maria Ruvolo, socio de "La Generali Agricola S.r.l."; tentata estorsione nei confronti dell'imprenditore Giovanni Crimi.
GUCCIARDI. “Il racket delle estorsioni, nonostante i duri colpi sferrati dallo Stato, segna ancora oggi profondamente il nostro territorio con una recrudescenza pressoché imprevedibile e continua ad essere parte integrante di un sistema criminale. L’operazione messa a segno oggi dalla Squadra Mobile di Trapani, di concerto con la Dda di Palermo e il commissariato di Alcamo, ha sconvolto il disegno criminoso di riorganizzare la famiglia di Alcamo”. Lo afferma il deputato regionale del Partito Democratico, Baldo Gucciardi, intervenendo in merito all’operazione “Di oscuri” che ha portato all’arresto di dieci persone ritenute vicine al latitante Matteo Messina Denaro. “Il cosiddetto pizzo – sottolinea Gucciardi – è una vera e propria piaga sociale che condiziona lo sviluppo economico del nostro territorio e non solo, infatti – continua il deputato regionale – la capacità di rigenerarsi dimostrata dalle organizzazioni mafiose, costituisce un pericolo gravissimo per la nostra società seriamente minacciata dal cancro criminale. Che l’operazione messa a segno stanotte - conclude Gucciardi - sia un ulteriore passo verso la cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro, ma soprattutto incoraggi tutti gli imprenditori e i cittadini a denunciare”.