Entrambi di Castelvetrano, sono imputati per associazione mafiosa.
Grigoli, in particolare, è accusato di avere messo a disposizione del boss di Cosa Nostra «al fine di consentirne l'
ulteriore espansione economica» la catena di supermercati Despar di cui era gestore in tre province della Sicilia occidentale (Trapani, Palermo e Agrigento).
Per la Dda, una prova sta in uno dei «pizzini» sequestrati nel covo di Bernardo Provenzano a Montagna dei Cavalli. In quel biglietto Matteo Messina Denaro chiedeva a «Binnu u tratturi» di intervenire a tutela di Grigoli in provincia di Agrigento perché si trattava di un uomo a lui vicino. Per l'accusa, infatti, era il «cassiere» del superboss castelvetranese.
Di Grigoli ha, poi, parlato anche il pentito agrigentino Maurizio Di Gati, uno dei cinque collaboratori ascoltati nel corso della trasferta romana che, rispondendo alle domande dei pm della Dda Sara Micucci e Carlo Marzella, ha confermato le precedenti dichiarazioni.
Di Gati ha parlato della vicenda relativa ai supermercati che l'imprenditore castelvetranese aveva aperto a Ribera e per i quali il boss mafioso locale Giuseppe Capizzi, come si legge in un pizzino, «cominciò a fare strani discorsi, voleva tutto gratis». Per questo Messina Denaro contattò «un amico di Sambuca» (per gli inquirenti, il capomafia Leo Sutera) che gli fece sapere che avrebbe «sistemato tutto nelle sedi competenti».
Adesso, Maurizio Di Gati ha ribadito che sia lui, che Sutera si sono opposti alla richieste dei Capizzi «perché far pagare Grigoli per questi due supermercati sarebbe stato come far pagare Matteo…».Nell'aula bunker di Roma, a confermare che Cosa Nostra e Messina Denaro avevano ''interessi'' nelle società di Grigoli è stato anche l'ex boss di Caccamo Antonino Giuffrè. Angelo Siino, invece, ha spiegato le regole della «messa a posto». Ovvero, le modalità con cui, pagando, imprenditori e commercianti evitano ritorsioni. Ascoltati, infine, anche il palermitano Francesco Franzese e il mazarese Vincenzo Sinacori. Quest'ultimo, a differenza dei primi quattro, è stato citato dalla difesa.
Antonio Pizzo - La Sicilia