Mantenendo nervi saldi, però, il vigile accusato di avere gettato fango sugli altri non avrebbe mai reagito al collega. L'ultima provocazione martedì mattina, mentre dirigeva il traffico. Ma neppure stavolta è caduto nella trappola. Ma nel pomeriggio, smontando dal servizio, incontra il suo accusatore davanti all'ingresso del Comando di via Del Giudice.
E qui, dopo altri insulti, accade quello che nessuno, nonostante tutto, s'attendeva. S.C. si scaglia contro S.D.G., sferrandogli un violento pugno in pieno petto. Il vigile colpito, mentre i colleghi presenti bloccavano S.C., barcollava all'indietro e temendo che la sua pistola d'ordinanza, in quel momento posta dietro la schiena all'interno della cintola, potesse scivolargli dentro i pantaloni, e finendo a terra magari potesse partire un colpo, ha istintivamente portato la mano dietro, ponendola sull'arma. Almeno questa sarebbe stata la ricostruzione fornita ai carabinieri sia dall'interessato, che dagli altri vigili che hanno assistito ai fatti.
Avendo visto, però, il collega mettere la mano sulla pistola, S.C. probabilmente avrà creduto che S.D.G. volesse usare l'arma contro di lui. E per questo, subito dopo, ha chiamato i carabinieri, denunciando il collega per minaccia a mano armata contro un pubblico ufficiale. Nel frattempo, gli altri vigili cercavano di calmare gli animi.
Sul posto arrivavano, quindi, i carabinieri che avviavano le indagini. E che in serata si sono fatti consegnare da S.D.G. (difeso dall'avv. Vincenzo Forti) sia la pistola d'ordinanza e altre armi legalmente detenute.