Risucchiato dal vortice d'aria del treno, fece una fine atroce il 47enne Guglielmo Stamilla, di Santa Croce Camerina (RG), dipendente di una associazione di imprese di Roma (Biblion-Tecnica Service) a cui le Ferrovie avevano appaltato quei lavori.
Per quel mortale incidente sul lavoro (uno dei tanti, purtroppo, in ambito ferroviario), sono finiti sotto processo, con l'accusa di omicidio colposo, nonché per violazioni in tema di misure di sicurezza, Alessandro Mecco, amministratore dell'Ati di cui la Biblion era capogruppo, Francesco Corallo, direttore tecnico e responsabile di questi lavori per la Sicilia, e Carmelo Bocchieri, altro operaio che quella tragica mattina lavorava con Stamilla. Ieri, il pm ha chiesto la condanna ad un anno di reclusione per Alessandro Mecco e l'assoluzione per Corallo e Bocchieri.
Nel tratto in cui si verificò l'incidente mortale, lo spazio tra i binari e i cespugli era piuttosto esiguo. In alcuni punti, tra la linea ferrata e gli arbusti (piante con lunghe spine, con i cui rami fu coperto il corpo della povera vittima) c'era meno di un metro. E pare che l'operaio non abbia avvertito il rumore del treno in arrivo perché aveva messo le cuffie per non sentire il fastidioso ronzìo del decespugliatore.
Antonio Pizzo - La Sicilia