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20/11/2009 10:50:06

"L'agenda rossa di Borsellino? Non è stata mai rubata"

che la borsa presa in consegna dal capitano Giovanni Arcangioli contenesse una agenda, come da quest'ultimo sempre sostenuto". Parola della sesta sezione penale della Corte di Cassazione che con la sentenza 389 del 2009 ha fatto proprie, integralmente, le conclusioni del giudice dell'udienza preliminare di Caltanissetta che ha dichiarato di non doversi procedere, per non aver commesso il fatto, nei confronti di Arcangioli imputato di furto pluriaggravato.

 

L'agenda rossa, sulla quale si sono scorsi fiumi di inchiostro per la giustizia italiana non è mai stata rubata. Nessun giallo, complotto o mistero, dunque. Secondo i giudici della Corte di Cassazione, presieduta da Giovanni De Roberto, la decisione del Gup di Caltanissetta, Paolo Scotto di Luzio, "si fonda su una motivazione analitica ed esauriente, che prende nel debito esame tutti gli elementi di prova e fornisce giustificazione adeguata della loro valutazione e dello loro ritenuta inidoneità complessiva a sostenere la tesi accusatoria e a legittimare il vaglio in sede dibattimentale".

 

Dopo aver ricordato come Arcangioli, che era assistito dagli avvocati Diego Perugini, Sonia Battagliese e Adolfo Scalfati, abbia rinunciato alla prescrizione del reato perché voleva la dichiarazione della sua piena innocenza, la Cassazione rileva come il Gup abbia messo a confronto le dichiarazioni rese dall'ufficiale dell'Arma "con le risultanze obiettive delle indagini e con le informazioni provenienti da diverse persone informate sui fatti (ispettore Maggi, appuntato Farinella, dott. Teresi, on. Ayala); e osserva che da nessuna di queste fonti, i cui contributi vengono puntualmente riportati e criticamente analizzati, è desumibile l'esistenza dell'agenda nella borsa maneggiata da Arcangioli e meno che mai si può ritenere la sottrazione ad opera di quest'ultimo dall'interno della borsa, d'altronde del tutto inverosimile se si considera lo spazio di tempo ristrettissimo a sua disposizione e il teatro del fatto in cui era convenuta dopo l'attentato tutta una folla di operatori di polizia".

 

Per questo e altri motivi di legittimità, anche su richiesta del procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Carlo Di Casola, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della procura di Caltanissetta contro il proscioglimento di Arcangioli.

 

Nell'agenda rossa, che l'Arma dei carabinieri aveva regalato a Borsellino, è stato raccontato dai parenti, il procuratore aggiunto di Palermo, era solito appuntare riflessioni, spunti d'indagine e appunti dei colloqui investigativi avuti con collaboratori di giustizia, soprattutto negli ultimi mesi che precedettero la strage in cui perse la vita con gli agenti della sua scorta. Secondo alcuni ci sarebbero stati scritti elementi utili ad individuare anche i mandanti esterni della strage di Capaci.

 

Secondo altri l'agenda rossa è la 'scatola nera della seconda Repubblica' e potrebbe essere utilizzata, da chi se ne sarebbe appropriato, come strumento di ricatto nei confronti delle persone che sarebbero citate. La verità giudiziaria, però, dice che l'agenda rossa, divenuta oggi anche simbolo di chi chiede la verità sulle stragi di mafia, il 19 luglio del 1992 non era nella borsa di Borsellino quando ci fu la strage.

 

L'inchiesta conclusa con la decisione della Cassazione - dopo che, peraltro, era stata la procura di Caltanissetta a chiedere, per tre volte, l'archiviazione del procedimento - prese il via dopo la diffusione di un fotogramma a colori che ritraeva Arcangioli che si procedeva verso la parte terminale di via D'Amelio, con una borsa in mano. Quando la borsa venne aperta venne constatato che all'interno conteneva solo dei fogli di carta.

 

Da qui l'inchiesta. Come agenda di Paolo Borsellino, utile a ricostruire le ultime settimane di vita del magistrato, resta quella grigia, che era pure agli atti del primo processo per la strage di via D'Amelio. Nell'agenda grigia sono segnati, minuziosamente, gli spostamenti aerei e tutti gli incontri di Borsellino come, per esempio, quello del 5 giugno alla Caserma Carini di Palermo (ma anche quelli con i militari dell'Arma di giorno 1 e 10 luglio quando ci fu anche una cena con i carabinieri, e dell'11 luglio) quello con il pm di Caltanissetta, Pietro Vaccara la sera del 17 giugno, quello del 28 giugno all'aeroporto di Roma con Liliana Ferraro (ma non è indicata la presenza del ministro Salvo Andò) ma anche le interviste rilasciate a giornali e Tv.