E’ stato questo lo sfogo di Giuseppe Linares, vice questore, dirigente della Mobile. Linares ha parlato nell’ultimo settimana in due occasioni, e cioè nella doppia presentazione del libro «Malitalia» di Laura Aprati ed Enrico Fierro.
Ha aggiunto Linares: «La mafia oggi non è più coppole e lupare, oggi vive grazie ai colletti bianchi, ai professionisti, agli imprenditori, che non usano le armi che sparano, ma altre, quelle della corruzione per esempio, delle turbative, le false fatture per ottenere finanziamenti pubblici, ecco contro tutto questo le misure di prevenzione e repressione opposte rappresentano spesso delle armi che sparano a salve».
In Malitalia c’è una lunga intervista ad un imprenditore arrestato per mafia e oggi dichiarante, Nino Birrittella, che ha ammesso di essere stato mafioso,e rompendo ogni schema ha detto di non volere più essere un mafioso. «E paradossalmente - ha detto Linares - lui è diventato l'untore, una persona della quale diffidare, e invece ci ha consegnato quello spaccato dove resiste quella minoranza di trapanesi che vogliono stare dalla parte della mafia”.“La realtà di ogni giorno – ha ripreso Linares – ci consegna come l’imprenditore mafioso in carcere o libero dopo avere scontato la pena continua a vivere del rispetto altrui, nessuna banca si sogna mai di revocargli i fidi, cosa che invece è accaduta a quegli imprenditori che hanno collaborato e reso dichiarazioni, loro hanno conosciuto isolamento, al contrario di quanto succedeva prima”.