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29/11/2009 09:17:05

Dell'Utri, Forza Italia, la mafia: assalto a Berlusconi

 


"Quello che dice Libero non è vero", ha risposto il procuratore ai giornalisti. Per il quoridiano diretto da Maurizio Belpietro, il premier e il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri risultavano indagati per concorso esterno in associazione mafiosa dai magistrati fiorentini. "Non ci sono iscrizioni di questo tipo", ha successivamente aggiunto il giudice.

Venerdì il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti aveva smentito categoricamente che Berlusconi fosse indagato. Il pentito Gaspare Spatuzza davanti ai magistrati della procura di Firenze che hanno riaperto grazie anche alle sue dichiarazioni l'indagine, archiviata nel 1998, sulle stragi di mafia del 1993, (l'attentato agli Uffizi a Firenze, le bombe a Roma e in via Palestro a Milano, il fallito attentato allo stadio Olimpico della capitale), ha parlato in una serie di verbali di contatti fra i suoi capi e la politica.

"Su di me voci infamanti"
Le voci sull'ipotesi di un coinvolgimento del premier Silvio Berlusconi nelle stragi di mafia sono accuse infondate ed infamanti. Lo ha detto Silvio Berlusconi secondo quanto riferito dopo il suo incontro con i giovani del Pdl di Olbia. "Non capisco, avrebbe aggiunto Berlusconi, come si fanno a pensare cose del genere e quali sarebbero state le mie motivazioni", ha affermato Berlusconi che poi ha aggiunto: "Se trovo chi ha fatto le nove serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia che ci fanno fare una bella figura lo strozzo". 

MEDIASET QUERELA "LA REPUBBLICA". Dopo le affermazioni gravemente diffamatorie contenute in un articolo di Repubblica in cui si insinua che il 20% di Mediaset appartenga alla mafia, Mediaset agirà giudizialmente contro autori dell'articolo e direttore responsabile. L'azione "tutela l'onore di una società quotata al cui capitale partecipano investitori istituzionali - nazionali e internazionali - e più di 200.000 italiani". Anche Fininvest annuncia ricorso a vie legali.

Sul caso interviene anche Marina Berlusconi: "Non è degno di un Paese civile - scrive la presidente di Fininvest - che la storia e il presente di un grande gruppo di livello internazionale, portato al successo dal lavoro, dal talento e dal coraggio di un grande imprenditore, di tutti coloro che con lui e dopo di lui vi hanno lavorato e vi lavorano, vengano cosi' vilmente e senza il minimo fondamento infangati e insultati da questi professionisti della diffamazione, della calunnia, della disinformazione".

Il riferimento anche stavolta è al pezzo L'asso nella manica dei boss Graviano, i soldi del Cavaliere pubblicato da Repubblica. "Il 100% della Fininvest, come emerge incontrovertibilmente da tutti i documenti, appartiene alla nostra famiglia - continua la nota - a Silvio Berlusconi e ai suoi figli. Così è oggi e così è da sempre, non c'è mai stata una sola azione della Fininvest che non facesse capo alla famiglia Berlusconi. Anni e anni di indagini e perizie ordinate proprio dalla Procura di Palermo, durante i quali è stato rovistato in ogni angolo della nostra storia, si sono conclusi con l'unico possibile risultato, sottoscritto dal consulente della stessa Procura: nell'azionariato Fininvest non sono mai entrati una lira o un euro dall'esterno, non esistono zone d'ombra. Ma tutto questo per chi persegue un preciso disegno politico di annientamento non conta nulla"

"L'importante - prosegue - è mettere su, senza nessun appiglio minimamente credibile, una sconcertante operazione di killeraggio per la quale provo rabbia e disgusto. Abbiamo gia' dato mandato ai legali di Fininvest di procedere sia in sede penale sia in sede civile, con un'azione adeguata all'enormità della calunnia, nei confronti di Repubblica e dei signori Bolzoni e D'Avanzo".

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"Con la mafia non si scherza. La colpa non e' di chi racconta la mafia nei film e nei libri ma di chi fa poco o nulla per eliminarla dalla realta'. A sentire il presidente del Consiglio c'e' da rimanere allibiti. Compito del presidente del Consiglio non e' quello di prendersela con chi fa e vede film, o di chi scrive e legge libri, ma di liberare l'Italia dalla mafia''. Lo dice Orazio Licandro del Pdci. ''In questo senso, ad esempio - continua - il fatto che Cosentino, su cui pende un mandato di arresto, stia ancora li', difeso da tutto il Pdl, a fare tranquillamente il sottosegretario, non e' un bel vedere. Cosi' come l'idea che i beni confiscati alla mafia possano essere messi all'asta e riacquistati dalla mafia perche' lo Stato ha bisogno di fare cassa e non lancia un bel segnale. Chi fa cultura e denuncia cio' che accade, come ad esempio ha fatto Saviano, va tutelato, salvaguardato e protetto e non criticato".