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05/12/2009 09:11:41

D'Alì; "I soldi che arrivano per l'agricoltura siciliana sono merito mio"

    Sono i 10 milioni che ho ottenuto nel dicembre 2008 nel corso dell’approvazione del disegno di legge sul sistema agricolo nazionale con un emendamento da me presentato in Senato, per il quale ho dovuto sostenere un’accesa battaglia. Sono i 10 milioni che sono andati in riparto e adesso ho visto con sorpresa che una parte di questi soldi sono andati ad altre regioni.   Come mai sono stati destinati ad altre regioni? Perché non si poteva escludere che altre regioni avessero avuto danni dall’andamento climatico che aveva suscitato la Peronospera così come da noi. Però non mi sarei mai immaginato che nel negoziato tra regioni uscisse fuori una così altra incidenza delle altre regioni.   Non se l’aspettava perché in realtà quei 10 milioni spettavano tutti alla Sicilia che era la regione più colpita… L’avevo immaginato ma poi spetta all’esecutivo nazionale e regionale provvedere ai riparti. Paghiamo la nostra lentezza.     Dunque l’assessore Cimino dopo la conferenza di Stato e Regioni di qualche giorno fa ha annunciato questi 10 milioni di euro che in realtà sono 6,4.... Speriamo che non annunci anche che una parte di questi se ne andrà dalla provincia di Trapani per altre zone…     È possibile che mentre in Sicilia si litiga le altre regioni invece si attrezzano, come è successo anche in altre occasioni? Direi che questa non è una questione di litigi, ma che ognuno segue le pratiche direttamente con le sue competenze. La mia competenza era quella di fare una forzatura parlamentare e poi sono stati eseguiti dagli apparati esecutivi.   Ad oggi questi 10 milioni di euro sono l’unica misura concreta che arriva ad aiutare il settore agricolo in Sicilia? Al di là dei tanti proclami e delle tante promesse avvenute in passato, oggi sono gli unici aiuti concretamente arrivati per quanto riguarda i danni della Peronospera di due anni fa. Sull’agricolture c’è ancora molto da dire. Io inviterei soprattutto la Regione a essere molto prudente nel dare centinaia di milioni alla Fiat di Termini Imerese per ottenere un risultato transitorio come finora è stato fatto. Come ha dichiarato l’amministratore delegato, è comunque da prevedere una riconversione di quello stabilimento. Mi sembra che tra Regione e Governo stiano immaginando di mettere 400 milioni sullo stabilimento di Termini Imerese per mille dipendenti più alcune centinaia d’indotto, credo che sarebbe un suicidio economico per la Regione Siciliana. Immagini con quei soldi nel settore agricolo, turistico, alimentare quanti posti di lavoro si potrebbero aumentare, sicuramente almeno venti volte in più.        A noi sembra che alla Regione si proceda sempre con annunci che con risoluzioni concrete a questi problemi, che sono strutturali, del comparto agricolo. Lei come giudica il ruolo del governo Lombardo proprio nel campo degli aiuti all’agricoltura? Come ha detto lei, ad oggi non abbiamo visto aiuti concreti e soprattutto non abbiamo visto da quali fondi finanziari attingere per attivare questi piani concreti. Sono fiducioso che prima o poi qualcuno si occupi dell’agricoltura siciliana in termini concreti.   Bisogna fare in fretta però… È  chiaro che il settore non può attendere più di tanto perché l’andamento dei prezzi di mercato delle produzioni in questa stagione sono stati veramente disastrosi. Molti agricoltori non semineranno più la prossima stagione perché il grano duro non è più redditizio anche a livello di recupero spese, molti vigneti sono stati estirpati con il contributo comunitario. Quindi c’è un regresso della produzione non rendibile della provincia di Trapani. Bisogna quindi intervenire strutturalmente e con l’ente preposto a questo tipo di attuazione, ossia la Regione. Speriamo che presto arrivi un piano che utilizzi tutti i fondi possibili per ristrutturare il nostro comparto agricolo e consentire ai nostri agricoltori di guardare con maggiore serenità al futuro.   Tra l’altro c’è la notizia che l’Averna, tradizionalmente siciliana, lascia la Sicilia… Anche questo fa parte di una condizione di disagio economico della nostra isola. Forse è meglio difendere le nostre industrie tradizionali che quelle del nord che sono sempre venuti a prendere contributi e tirare la corda per ottenerne sempre di più. Non comprendo questa nostra situazione subordinata alle esigenze dell’industria. Nel nostro territorio la via sicura di sviluppo economico non è l’industria, ma il turismo, il terziario, alimentare i flussi nazionali, sollevare l’attenzione sui nostri beni culturali. Tutto ciò costa molto meno in proporzione.