Gianni Nicchi, 28 anni, è stato preso dagli agenti della sezione Catturandi della squadra mobile: era latitante dal 2006, si nascondeva a due passi dal palazzo giustizia. Oggi pomeriggio, poco dopo le 14.50, i poliziotti hanno fatto irruzione in una palazzina a tre piani di via Filippo Juvara, 25: il boss si trovava nell'appartamento al primo piano, assieme alla coppia che abitava quella casa. Si tratta di Alessandro Presti, 19 anni, con piccoli precedenti penali, e Giusi Amato. Entrambi sono stati arrestati. L'abitazione in cui è stato catturato il boss "è riconducibile a Giusi Amato", ha confermato il capo della Catturandi Mario Bignone.
Gaetano Fidanzati, 75 anni, altro storico latitante trafficante di droga, è stato invece bloccato a Milano, in via Marghera, mentre era in compagnia del cognato: ricercato dal dicembre scorso, quando i carabinieri di Palermo avevano scoperto il suo ruolo nella riorganizzazione di Cosa nostra palermitana. Dopo essere uscito dal carcere, infatti, Fidanzati, era tornato a ricoprire il suo ruolo di capo della potente famiglia dell'Acquasanta. Fidanzati era ricercato anche per omicidio: nell'ottobre 2008, avrebbe fatto uccidere il genero, Giovanni Bucaro, perché violento in famiglia. Al momento dell'arresto, ha cercato di dare generalità false agli agenti della squadra mobile. Poi, vistosi scoperto, non ha opposto resistenza e ha chiesto ai poliziotti delle sigarette.
A margine dell'inaugurazione dell'Alta Velocità Torino-Milano, il premier Silvio Berlusconi si congratula con le forze dell'ordine: "Hanno effettuato due colpi straordinari. A Palermo siamo riusciti a catturare Gianni Nicchi, che è il numero due di Cosa nostra. E a Milano abbiamo catturato Gaetano Fidanzati, che è il numero tre di Cosa nostra. Credo sia una bella situazione, una bella operazione che deve confortare i cittadini di buon senso". E ancora: "Queste due brillantissime operazioni sono una risposta anche a tutte le calunnie a me e al governo fatte da persone irresponsabili che con il loro agire non fanno che gettare fango sulla nostra immagine internazionale".
Ecco il video della cattura di Nicchi.
Soddisfatto il ministro dell'Interno Roberto Maroni: "Il superlatitante Giovanni Nicchi - dice a SkyTg24 - è il numero due di Cosa nostra. Rimane solo il numero 1, Matteo Messina Denaro. Sono certo che presto prenderemo anche lui". Maroni ricorda l'importanza dell'attività investigativa che, afferma, "serve a evitare la costituzione di nuove cupole, la sostituzione dei vecchi boss catturati con nuovi".
In linea le dichiarazioni di Piero Grasso, il procuratore nazionale antimafia: "La cattura di Gianni Nicchi, ultimo grande latitante palermitano ancora libero, è un grandissimo successo che testimonia l'incessante impegno delle forze dell'ordine. Ora puntiamo al boss trapanese Matteo Messina Denaro". Spazio anche per una battuta: "Se continuiamo così, nella lista dei trenta latitanti più pericolosi non resterà più nessuno".
CHI E' NICCHI. Gianni Nicchi, 28 anni, "u picciutteddu" arrestato oggi dalla squadra mobile palermitana, ricercato dal 2006, è il rampollo delle cosche mafiose palermitane, un giovane che dopo gli arresti degli ultimi anni che hanno decimato Cosa nostra e soprattutto dopo la cattura di Salvatore Lo Piccolo era in rapida ascesa anche se non è possibile affermare che il suo dominio riguardasse tutta la città . Condannato a 18 anni di carcere per mafia ed estorsioni nel processo scaturito dall'operazione Gotha, nel gennaio 2008, il nome di Nicchi è venuto fuori più volte per i suoi viaggi negli Stati Uniti. L'operazione Gotha, che scompaginò le cosche palermitane arrestando i nuovi boss, mostrò le ultime novità del pianeta mafia a Palermo grazie ad una microspia posizionata in un capannone di lamiera dove i boss si riunivano. Proprio grazie a quella microspia gli investigatori ascoltarono le conversazioni dei nuovi capimafia tra cui Nicchi. In una di queste il boss Nino Rotolo parla con Nicchi dandogli le dritte per diventare un buon killer. "Spara sempre due o tre colpi" gli dice. "Non ti avvicinare assai... Non c'é bisogno di fare troppo scruscio. Uno... per buttarlo a terra. Quando cade a terra, in testa e basta. Vedi che in testa poi ti puoi sbrizziari", cioé macchiare.
Nicchi, figlio di Luigi, un mafioso condannato all'ergastolo, secondo le accuse sarebbe inserito nella famiglia mafiosa di Pagliarelli. Quando la polizia si presentò a casa sua per arrestarlo nel blitz in cui vennero fermati Rotolo e altre 45 persone, nel giugno 2006, non lo trovò. Era latitante a 25 anni. Parlando con un altro mafioso il boss Rotolo diceva di Nicchi: "Gianni è mio figlioccio, però ti dico, per me è come se fosse figlio mio". E ancora: "Con Giovanni, quando parli con lui è come se parlassi con me. E' la stessa cosa...". Proprio per questa sua vicinanza con Rotolo l'altro capomafia palermitano Salvatore Lo Piccolo lo voleva uccidere. Questo particolare è stato raccontato per primo dal pentito Gaspare Pulizzi, fedelissmo di Lo Piccolo, ai magistati. Alla base di questo dissidio vi era la vicinanza di Nicchi, e del medico di Todtò Riina, Antonino Cinà , con Nino Rotolo. Quest'ultimo era contrario al rientro dagli Usa della famiglia degli Inzerillo, parzialmente sterminata dai mafiosi corleonesi nella guerra di mafia, mentre Lo Piccolo era favorevole. Nel maggio scorso Gianni Nicchi spedì una lettera autografa alla Corte d'Appello di Palermo con cui nominava un secondo difensore nel processo di appello "Gotha". Il timbro sulla busta era di un ufficio postale di Palermo.
MARANGONI. "Nel covo in cui si nascondeva Nicchi abbiamo trovato materiale interessante. La perquisizione ha dato buon esito, anche se si trattava di un nascondiglio provvisorio che il boss stava per lasciare". Lo ha detto, commentando l'arresto del boss Gianni Nicchi il questore di Palermo Alessandro Marangoni.
"Dopo l'arresto dell'ultimo grande latitante palermitano, che ha azzerato vertici e quadri di Cosa nostra, in città c'è il rischio di una camorrizzazione, cioè che singoli gruppi criminali tentino di arrivare alla guida dell'organizzazione", ha aggiunto Marangoni.