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22/12/2009 05:28:22

L'assoluzione (e la prescrizione) di Bartolo Pellegrino. A Trapani non si parla d'altro


Pellegrino è stato assolto perché «il fatto non sussiste» per l’altro capo di imputazione, il concorso esterno in associazione mafiosa. Per Pellegrino l'accusa aveva chiesto una condanna a 8 anni, per Barbara 4 anni e 6 mesi, per Pace, 6 anni.
Il primo fatto è che comunque è stato dimostrato che la mafia di Trapani è stata dentro la costruzione dei 600 alloggi in cooperativa nella zona di Villa Rosina. Il relativo programma riuscì a non trovare ostacoli perché ci fu la corruzione di un politico, l'on. Bartolo Pellegrino. Tuttavia, secondo i giudici, Pellegrino non aveva consapevolezza di favorire Cosa Nostra. L'ex leader di Nuova Sicilia ha beneficiato della prescrizione del reato.
Condannati, a 5 anni, perché artefici della corruzione dell'on. Pellegrino, il capo mafia Francesco Pace e l'ingegnere Leonardo Barbara, espressione del mondo delle «coop» (per lui applicata una pena più alta rispetto a quella chiesta dal pm Andrea Tarondo).
Il processo continuerà l'ex funzionario del Demanio Francesco Nasca, accusato di avere favorito Cosa Nostra nel tentativo condotto dai boss mafiosi di riprendersi il possesso della Calcestruzzi Ericina, l'azienda confiscata alla mafia (il pm per lui ha chiesto una condanna a 7 anni): il Tribunale ha deciso di ascoltare altri due testi, il responsabile dell'impianto ed il capo area meccanica della Calcestruzzi Ericina, citati per l'udienza fissata per il 20 gennaio.

Il processo segue il blitz «mafia e appalti seconda fase» eseguito nell'aprile 2007 dalla Squadra Mobile di Trapani. Già a Luglio 2008 furono condannati due dei sei imputati originari: Michele Martines e Francesco Virga.
Il grande accusatore della vicenda, l'imprenditore Nino Birrittella, arrestato per mafia nel novembre 2005 e che successivamente ha deciso di rendere dichiarazioni auto accusatorie, è stato ritenuto attendibile fino a quando ha parlato delle responsabilità degli imprenditori. Tuttavia Birrittella non è stato ritenuto attendibile nella parte in cui ha raccontato la gestione politica del sistema di corruzione. Birrittella ha raccontato che a lui si era rivolto Barbara per cercare una copertura mafiosa e politica per il progetto di Villa Rosina, e Barbara aveva individuato come interlocutore Bartolo Pellegrino.
Contestualmente alla sentenza, il Tribunale ha deciso di trasmettere alla procura antimafia di Palermo gli atti relativi a due degli indagati rimasti ancora fuori da ogni dibattimento, gli imprenditori Antonino Figuccio e Giuseppe Todaro, individuando a loro carico una responsabilità penale precisa, corruzione con l'aggravante mafiosa.
I giudici hanno infatti rigettato le domande presentate dalle parti civili : i Comuni di Paceco, Erice, e Valderice , risarcimento del danno riconosciuto invece alle parti civili Comuni di Trapani , Provincia regionale, e Confindustria, per ognuna di loro una provvisionale di 20 mila euro, il resto del danno sarà quantificato in sede civile.

Queste le parole dell’ex assessore Bartolo Pellegrino dopo la sentenza: «Prendo atto dell'assoluzione. Ho sempre avuto fiducia nella giustizia». «Esprimo soddisfazione per l'on. Bartolo Pellegrino, questa sentenza restituisce tutto l'onore che merita a un dirigente politico di grande onestà, trasparenza e linearità che si è sottoposto con serenità al giudizio e agli approfondimenti della magistratura» ha affermato il ministro per l'Attuazione del Programma di governo, Gianfranco Rotondi. «Non si può restituire l'onore a Pellegrino senza sanzionare chi lo ha inquisito senza riscontri certi» ha detto Sgarbi, «ora che è stato assolto non posso tacere interrogativi altrettanto inquietanti: chi lo ha diffamato nel nome del popolo italiano, chi lo ha fatto arrestare e lo ha incriminato, in che modo pagherà e in che modo lo risarcirà».
«Per mesi e mesi l'accusa e una certa stampa supina ai pm, ci hanno raccontato un altro Pellegrino. Oggi un Tribunale ci dice che il fatto non sussiste. Se da un lato vi è il conforto per la verifica di un giudice davvero “terzo” capace di distinguere i fatti dalle suggestioni, dall'altro - dichiara Lo Giudice - non possiamo non dimenticare la canea giustizialista contro Pellegrino nel nome di un'antimafia extragiudiziaria. La vicenda Pellegrino ci insegna come sia sempre utile coltivare l'esercizio del dubbio».