Il processo segue il blitz «mafia e appalti seconda fase» eseguito nell'aprile 2007 dalla Squadra Mobile di Trapani. Già a Luglio 2008 furono condannati due dei sei imputati originari: Michele Martines e Francesco Virga.
Il grande accusatore della vicenda, l'imprenditore Nino Birrittella, arrestato per mafia nel novembre 2005 e che successivamente ha deciso di rendere dichiarazioni auto accusatorie, è stato ritenuto attendibile fino a quando ha parlato delle responsabilità degli imprenditori. Tuttavia Birrittella non è stato ritenuto attendibile nella parte in cui ha raccontato la gestione politica del sistema di corruzione. Birrittella ha raccontato che a lui si era rivolto Barbara per cercare una copertura mafiosa e politica per il progetto di Villa Rosina, e Barbara aveva individuato come interlocutore Bartolo Pellegrino.
Contestualmente alla sentenza, il Tribunale ha deciso di trasmettere alla procura antimafia di Palermo gli atti relativi a due degli indagati rimasti ancora fuori da ogni dibattimento, gli imprenditori Antonino Figuccio e Giuseppe Todaro, individuando a loro carico una responsabilità penale precisa, corruzione con l'aggravante mafiosa.
I giudici hanno infatti rigettato le domande presentate dalle parti civili : i Comuni di Paceco, Erice, e Valderice , risarcimento del danno riconosciuto invece alle parti civili Comuni di Trapani , Provincia regionale, e Confindustria, per ognuna di loro una provvisionale di 20 mila euro, il resto del danno sarà quantificato in sede civile.
Queste le parole dell’ex assessore Bartolo Pellegrino dopo la sentenza: «Prendo atto dell'assoluzione. Ho sempre avuto fiducia nella giustizia». «Esprimo soddisfazione per l'on. Bartolo Pellegrino, questa sentenza restituisce tutto l'onore che merita a un dirigente politico di grande onestà , trasparenza e linearità che si è sottoposto con serenità al giudizio e agli approfondimenti della magistratura» ha affermato il ministro per l'Attuazione del Programma di governo, Gianfranco Rotondi. «Non si può restituire l'onore a Pellegrino senza sanzionare chi lo ha inquisito senza riscontri certi» ha detto Sgarbi, «ora che è stato assolto non posso tacere interrogativi altrettanto inquietanti: chi lo ha diffamato nel nome del popolo italiano, chi lo ha fatto arrestare e lo ha incriminato, in che modo pagherà e in che modo lo risarcirà ».
«Per mesi e mesi l'accusa e una certa stampa supina ai pm, ci hanno raccontato un altro Pellegrino. Oggi un Tribunale ci dice che il fatto non sussiste. Se da un lato vi è il conforto per la verifica di un giudice davvero “terzo” capace di distinguere i fatti dalle suggestioni, dall'altro - dichiara Lo Giudice - non possiamo non dimenticare la canea giustizialista contro Pellegrino nel nome di un'antimafia extragiudiziaria. La vicenda Pellegrino ci insegna come sia sempre utile coltivare l'esercizio del dubbio».