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13/01/2010 05:40:18

La piaga dei commessi in nero nei negozi di Marsala

 

In virtù dell'ordinanza sindacale i punti vendita potranno liberamente determinare il proprio orario di lavoro (all’interno della fascia oraria 7-24), da rendere noto e visibile al pubblico. Nessun obbligo è imposto riguardo la mezza giornata di chiusura infrasettimanale: ciascun negoziante è libero di effettuarla o meno.
Per quanto riguarda il settore non alimentare (parafarmacie e mercatini inclusi) i negozianti potranno svolgere attività di vendita nelle domeniche: 3, 10 e 17 Gennaio; 14 Febbraio; 28 Marzo; 11 Aprile.
Le botteghe al di sotto dei 150 mq. di superficie possono restare aperte anche nei giorni festivi e domenicali ricadenti nel periodo 2 Gennaio - 30 Aprile 2010: la chiusura totale è stabilità soltanto per il 1° Gennaio (Capodanno), il 6 Gennaio (Epifania) e il 4 Aprile (Pasqua). Per i supermercati è prevista una turnazione dell’apertura domenicale per i primi quattro mesi del nuovo anno. L’obbligo di chiusura totale è imposto, oltre che per Capodanno, Epifania e Pasqua, anche per le seguenti festività: martedì 19 Gennaio (Festa del Patrono) e lunedì 5 Aprile (“Pasquetta”).

Ancora una volta, in coincidenza con queste ordinanze, si pone il problema troppo spesso sottaciuto dei commessi dei negozi, e degli impiegati che lavorano in nero. In questi ultimi tempi abbiamo avuto diverse segnalazioni da parte di questi lavoratori sfruttati. La paga media non supera le 500 euro (fanno eccezione alcuni franchising di grande fama), nella migliore delle soluzioni invece il commesso è messo in regola ma prende meno di quanto gli tocca, ha già firmato una lettera di dimissioni in bianco, sconta le ferie …al lavoro. Il commesso non ha diritti, nessuna busta paga, nessuna indennità di malattia, al massimo una settimana di ferie. A volte i commessi vengono assunti con contratto part-time, 200 euro/mese. La maternità è un tabù. Non godono degli assegni familiari. Succede, come in un agenzia immobiliare, che il titolare trattenga gli assegni previsti per la gravidanza di una dipendente per pagarsi l'Inps. Da una mail arrivata a redazione@marsala.it ci viene sollevato il caso della commessa che guadagna 6 euro al giorno, però le vengono corrisposti 20 centesimi di euro per ogni paio di scarpe vendute.
Ci sono i soliti marpioni che aspettano il cambio di stagione, la fase in cui dentro al negozio si svolge soltanto lavoro di riordino e sistemazione, per tentare un flirt più o meno palese. Il tutto avviene alla luce delle vetrine, nel centro come in periferia. Nessuno sembra farci caso.

Ci sono i ragazzi che lavorano nei pub, quelli che hanno lavorato anche la notte di Natale e a San Silvestro. Stessa storia, stessi stipendi. Nessun aumento in busta, è solo un altro giorno buono per manifestare l'attaccamento al lavoro. Un lavoro che si può perdere facilmente perché è altrettanto facile trovare un ricambio immediato, con la crisi c'è gente che lavorerebbe per molto meno. E senza lamentarsi.

Non siamo contrari alle aperture domenicali, segnaliamo il fatto che questo avviene sulla pelle e sulle spalle di tanti lavoratori sommersi, ma che tutti vedono. Sarebbe utile farli emergere dal lavoro nero, magari concertando delle misure che vadano oltre i facili entusiasmi del credito d'imposta. I sindacati, la Camera di Commercio e la stessa amministrazione possono trovare il modo per affiancare commessi e datori di lavoro nella scia di un inquadramento retributivo onesto. I controlli una tantum non servono, non è un fenomeno che si combatte con le multe. Il lavoro del commesso non si fa per passione. Quello che serve è una busta paga esatta, che rispetti gli orari ed i sacrifici che queste persone affrontano durante le 8 ore (o 12 ore…?) di lavoro.


Scrive Emiliano (nome di fantasia, ovvio):  "Faccio il commesso da 20 anni. Guadagno 1000 euro al mese. Ovviamente in nero. Senza contributi. E anche mia moglie lavora in nero, mezza giornata a prendere appuntamenti in uno studio medico. Lavoro ogni giorno dalle 9.30 alle 19.30, con una pausa di mezz' ora per il pranzo. la sensazione peggiore è la precarieta costante. I miei datori di lavoro possono mandarmi via da un giorno all' altro. Certo, io potrei fare una vertenza, chiedere la riassunzione e gli arretrati, ma so che durano anni. E nel frattempo che faccio?".