Alla sbarra boss, estortori delle cosche palermitane di San Lorenzo e Tommaso Natale e due commercianti accusati di favoreggiamento: questi ultimi due sono stati assolti. Le accuse a carico degli imputati andavano dall’associazione mafiosa, all’estorsione, al danneggiamento, al favoreggiamento aggravato e alla detenzione illegale di armi. La pena più alta è stata inflitta ai capimafia Salvatore e Sandro Lo Piccolo, che hanno avuto 30 anni di carcere ciascuno. A 16 anni è stato condannato Massimo Troia, a 12 il boss Francesco Di Piazza; mentre 10 anni sono stati inflitti a Giordano Sebastiano. A 9 anni e 4 mesi sono stati condannati Vittorio Bonura, Rosolino Di Maio e Giovan Battista Giacalone. Nove anni la pena inflitta a Luigi Bonanno. Nove anni a Luigi Bonanno, ritenuto l'ambasciatore dei Lo Piccolo a Milano, ma solo per l'accusa di droga: per l'associazione mafiosa è arrivata l'assoluzione e il conseguente ordine di scarcerazione. Tre anni e 6 mesi a Giuseppe Bruno, 5 anni e 4 mesi ad Antonino Ciminello, 9 anni e 4 mesi a Rosolino Di Maio, ulteriori 4 anni in continuazione con una precedente sentenza a Stefano Fontana (ritenuto il reggente dell'Acquasanta), 9 anni e 4 mesi a Giovanni Battista Giacalone, 10 anni a Sebastiano Giordano, ulteriori 3 anni in continuazione a Francesco Paolo Liga, 16 anni a Massimo Giuseppe Troia, 12 anni a Francesco Paolo Di Piazza.
Assolti, oltre ai commercianti Maurizio Buscemi e Salvatore Catalano, Gaetano Fontana e Tommaso Contino. Nel processo i pubblici ministeri della dda Marcello Viola, Francesco Del Bene, Gaetano Paci e Anna Maria Picozzi hanno contestato agli imputati circa 40 episodi estorsivi tra i quali quello ai danni dell’imprenditore Rodolfo Guajana che, nel 2007, subì un gravissimo attentato in cui andò distrutta la sede della sua ditta di ferramenta. Per questo episodio, comunque, la sentenza assolve i Lo Piccolo: non furono loro i mandanti.
Assolto dal capitolo Guajana anche il picciotto che i pentiti indicavano come il fedele esecutore della missione, Vittorio Bonura (comunque condannato a 9 anni e 4 mesi per altri episodi).
L'assoluzione arriva per i due commercianti che erano stati portati in giudizio con l'accusa di non aver denunciato il racket: sono Salvatore Catalano e Maurizio Buscemi, assolti dal reato di favoreggiamento. Assoluzione anche per due imputati che erano finiti in manette con l'accusa di essere picciotti al servizio del mandamento. Sono Tommaso Contino e Gaetano Fontana.
La sentenza della seconda sezione del tribunale (nel collegio Tania Hmeliak e Stefania Brambille) ha condannato i boss anche al risarcimento dei danni nei confronti delle parti civili: presidenza del consiglio dei ministri, Regione Siciliana e commissariato antiracket (300 mila euro), Provincia (150 mila), Comune (100 mila). Poi, Addiopizzo e Fai (100 mila), Confindustria, Lega Coop Sicilia, Confesercenti, Confcommercio e Centro Pio La Torre (60 mila), Sos Impresa e Solidaria (50 mila).