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24/01/2010 09:39:05

Il giorno dopo la condanna in appello per Cuffaro: commenti e reazioni


”Ci addolora sapere che un nostro amico e uomo politico sia stato condannato, perché in cuor nostro lo sappiamo innocente”. Lo afferma Saverio Romano, responsabile nazionale organizzazione dell’Udc e segretario del partito in Sicilia. ”La sua compos1192558006541_18.jpgtezza durante questo processo d’appello e davanti alla sentenza – aggiunge – al pari del suo passo indietro nell’attività politica, sono piu’ eloquenti di ogni considerazione. Vogliamo esprimergli tutto il nostro affetto, accompagnato dalla certezza che la verifica di legittimità di questa sentenza gli renderà giustizia”.

Per il senatore del Pd ed ex segretario Udc, Marco Follini, Cuffaro non c'entra nulla con la mafia. Lo pensavo quando eravamo compagni di partito e non ho cambiato idea". "Ci addolora sapere che un nostro amico e uomo politico qual è Cuffaro sia stato condannato, perché in cuor nostro lo sappiamo innocente", afferma Saverio Romano, responsabile nazionale organizzazione dell'Udc e segretario del partito in Sicilia. "La sua compostezza durante questo processo d'appello e davanti alla sentenza - aggiunge - al pari del suo passo indietro nell'attività politica, sono più eloquenti di ogni considerazione. Vogliamo esprimergli tutto il nostro affetto, accompagnato dalla certezza che la verifica di legittimità di questa sentenza gli renderà giustizia".

 

Di tono completamente diverso le reazioni di Paolo Ferrero, portavoce della Federazione della Sinistra e di Sonia Alfano dell'Italia dei Valori. Per il primo "Dopo la sentenza di secondo grado, definitiva quindi nel merito, che condanna Cuffaro a 7 anni con l'aggravante di aver agevolato Cosa Nostra, cosa aspetta Casini ad espellere Cuffaro? La questione morale non puo' essere agitata a corrente alternata e le questioni di mafia non possono essere messe in un cassetto. Da nessuno".

 

Mentre per la seconda "è arrivata l'ora di dimettersi dalla sua carica di senatore e di lasciare la sua poltrona in commissione di Vigilanza Rai" perché non può essere lui "a dover vigilare, viste le condanne riportate. Cuffaro stesso ha affermato di rispettare la sentenza, ma le parole non bastano, ed è arrivato il momento di dimostrarlo, lasciando spazio alle persone oneste. Questa condanna - ha concluso la Alfano - conferma il sistema politico clientelare e mafioso su cui l'ex governatore ha basato la sua carriera politica e che ha contribuito a ridurre in schiavitù il popolo siciliano".

 

Per Claudio Fava, coordinatore della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà "le sentenze si rispettano dimettendosi. Totò Cuffaro, diventato senatore della Repubblica per mettersi al sicuro dalla giustizia, è una vergogna per tutto il Paese". Il senatore del pd, Giuseppe Lumia, nonché componente della commissione antimafia crede inoltre che "questa condanna deve essere da stimolo ai partiti affinché possano guardarsi dentro per recidere quel rapporto mafia-politica che ha garantito a Cosa nostra di perpetuarsi fino ad oggi, assicurandole consenso e risorse. Adesso - aggiunge - è necessario combattere questo sistema di intermediazione burocratico-clientelare e affaristico-mafioso, che uccide la buona politica, la speranza di tanti cittadini onesti e le potenzialità di interi territori di spiccare il volo nel segno della legalità e dello sviluppo".

 

"E' un fatto ovvio che anche per Totò Cuffaro valga il principio secondo cui le sentenze diventano definitive soltanto dopo il vaglio di legittimità con il terzo grado di giudizio in Cassazione". Lo afferma Rudy Maira, capogruppo Udc all'Assemblea regionale siciliana. "Ma apprezziamo comunque la decisione adottata dal senatore Cuffaro, nell'immediatezza della lettura del dispositivo della sentenza di appello, - aggiunge - con la quale ha deciso coerentemente con quanto ha sempre affermato di dimettersi da tutti gli incarichi in atto ricoperti nel partito". "Il presidente Cuffaro non si è mai sottratto al processo ed anzi lo ha affrontato - afferma Maira - avendo rispetto per la magistratura, nonostante questa istituzione lo mettesse a dura prova. Ancora oggi Cuffaro ha accettato con serenità questa sentenza che non è definitiva. Sono convinto - conclude Maira - che il tempo darà ragione a Cuffaro". Anche il movimento giovanile Udc di Palermo esprime "affetto e vicinanza umana a Cuffaro".

"Esprimiamo massimo rispetto per la magistratura, ma attendiamo con fiducia il terzo grado di giudizio per Salvatore Cuffaro, ribadendo la convinzione della sua innocenza, della sua onorabilità e della sua lontananza e disprezzo per la mafia. E' nobile il gesto di lasciare tutte le cariche del partito. Siamo umanamente vicini a lui, a sua moglie e ai suoi figli". Lo afferma Il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione.

 Per il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, la condanna in appello del senatore Totò Cuffaro "é un'ulteriore conferma della bontà dell'impianto accusatorio della Procura". Interpellato oggi a Trieste, a margine di un incontro con gli studenti, Ingroia ha aggiunto che la sentenza odierna "dimostra come sia una falsità quella che accusa la Procura di inventare processi nei confronti degli uomini politici fondati sul nulla. Una conferma non
solo in primo grado - ha concluso - ma questa volta anche in appello".

 

La mafia "ha subito colpi molto duri ma non è in ginocchio": ha affermato Ingroia. Parlando con i giornalisti prima di un incontro con gli studenti, Ingroia ha sottolineato che "la criminalità organizzata ha subito colpi molto duri, sono stati arrestati quasi tutti i capi latitanti e c'é un'azione dello Stato sul territorio importante, grazie soprattutto alle forze dell'ordine". Per il magistrato tuttavia "la mafia sta attraversando una fase di 'finanziarizzazione' della sua attività, e perciò più facilmente può mimetizzarsi e più facilmente è propensa a reinvestire i capitali sporchi nelle zone più ricche del Paese. Significativo è il fatto - ha concluso - che negli ultimi anni la presenza degli interessi mafiosi sia aumentata al Nord".

 

Per il Procuratore aggiunto di Palermo la riforma delle intercettazioni "finisce per colpire al cuore uno strumento indispensabile per le indagini". Lo ha affermato oggi a Trieste, nel corso di un incontro con gli studenti organizzato dal sindacato di polizia Siulp e da 'Libera'. "Le intercettazioni - ha proseguito Ingroia - sono state presentate da una campagna di disinformazione come un pericolo, come una minaccia per la privacy dei cittadini onesti. Invece sono uno strumento indispensabile per i difendere gli onesti dai disonesti. Questa legge finisce per colpire al cuore questo strumento perché invece di renderlo necessario per acquisire le prove, occorreranno le prove per fare le intercettazioni, e allora - ha concluso - non serviranno a niente".

Per Antonio Ingroia la legge sul processo breve "deve essere fatta alla fine, senza mettere il carro davanti ai buoi". Interpellato a Trieste, a margine di un incontro con gli studenti, Ingroia ha precisato che sul processo breve "non è il testo di legge il problema, ma il problema è che esso dovrebbe arrivare dopo aver dotato la giustizia degli strumenti e delle riforme complessive - ha sottolineato - per consentire l'accorciamento dei tempi della giustizia". "Questa - ha concluso - deve essere una legge da fare alla fine, non mettendo il carro davanti ai buoi".