Ad invitare i due magistrati ad astenersi dal processo, lasciando ad altri colleghi il compito di giudicare Costa, era stato, il 16 novembre, il procuratore generale che, a dibattimento abbondantemente inoltrato, ha fatto notare che Messana e La Barbera facevano parte del collegio giudicante (La Barbera ne era presidente) che lo scorso 23 aprile ha assolto l'ex senatore Pietro Pizzo dall'accusa di voto di scambio politico-
mafioso. Il rappresentante dell'accusa, che lo scorso 6 febbraio, all'inizio del giudizio d'appello, per l'ex assessore regionale alla Presidenza aveva invocato la condanna alla stessa pena chiesta in primo grado dai pubblici ministeri Massimo Russo e Roberto Piscitello (5 anni di carcere, più la misura del divieto di soggiorno in provincia di Trapani per un anno al termine dell'espiazione della pena), aveva motivato l'invito all'astensione dei due giudici con il fatto che in questo procedimento «ci sono elementi di prova che si intersecano» (si tratta dei rapporti tra mafia e politica a Marsala) con quello relativo a Pietro Pizzo («Peronospera II»). E per questo, potrebbero avere maturato un preciso convincimento. In entrambi i processi, inoltre, Filippo Messana (ex pm a Marsala) risulta essere «relatore».
I due giudici, però, hanno deciso di non accogliere l'invito del pg, motivando per iscritto la loro scelta. Alla richiesta del pubblico ministero si era associato l'avvocato di parte civile Giuseppe Gandolfo, legale dell'associazione Antiracket, che giudica «opinabile» la decisione di Messana e La Barbera.