Le donne furono travolte dall'auto (una Wolksvagen Golf) che Giacalone, in passato in cura per problemi di droga, aveva rubato poco prima. Dopo la strage, il procuratore Alberto Di Pisa formulò per il giovane tossicodipendente l'accusa di omicidio volontario, e non colposo come per i normali incidenti automobilistici. Per il capo della procura di Marsala, infatti, Giacalone "era cosciente di poter provocare la morte". Travolte dall'auto morirono Susanna Siragusa, 83 anni, le figlie Filippa Andreani, di 60, e Alda Andreani, 58, oltre alla nipote dell'anziana, figlia di Filippa Andreani, Concetta Li Mani, di 32. Rimasero inoltre feriti una bambina di 3 anni, figlia di Concetta Li Mani, e Antonino Rondi, di 56, marito di Alda Andreani. Poco prima, Francesco Giacalone si era recato sia nella guardia medica di Tonnarella che in una farmacia di Mazara del Vallo, chiedendo psicofarmaci e ansiolitici. In entrambi i casi, però, per mancanza della necessaria prescrizione medica, i farmaci gli furono negati. Il medico di Tonnarella riferì, poi, agli inquirenti di avere visto il giovane "in stato di forte agitazione".