tra reperimento di terreni e autorizzazioni per un'enorme ritorno economico: e' il paradiso per l'organizzazione mafiosa che dispone di mezzi e agganci necessari ad attuare il progetto". Lo ha detto il procuratore di Palermo Francesco Messineo, nel corso della conferenza stampa a Trapani sul sequestro da un miliardo e mezzo di euro all'imprenditore alcamese dell'eolico Vito Nicastri, eseguito dalla Dia. "E' la prima volta che si interviene in uno stato indiziario puro, anche se l'imprenditore non e' stato mai arrestato o indagato per lo specifico delitto", ha aggiunto il colonnello Rosolino Nasca della Dia di Palermo. Messineo ha sottolineato che il sequestro di beni "e' un provvedimento cautelare provvisorio che dovra' essere verificato, ma non esistono margini di ambiguita' sul fondamento del provvedimento". Il procuratore ha evidenziato che il valore complessivo di un miliardo e mezzo di euro dei beni sequestrati, e' stato calcolato dal direttore centrale della Dia Antonio Girone, precisando che si tratta di un valore "superiore ai patrimoni sequestrati a Grigoli e a Cascio".
Girone ha ricordato che le indagini sono state avviate alla fine del 2009 "e la proposta di sequestro e' stata avanzata lo scorso 7 luglio, con 1.600 pagine piu' 800 pagine di allegati".
Il colonnello Nasca ha tracciato un profilo dell'imprenditore alcamese, ricordando che ha iniziato a fare attivita' economica negli anni Novanta e che sono stati raccolti elementi su sue relazioni con la mafia, con la 'ndrangheta calabrese e in particolare con le 'ndrine di Plati', San Luca e Africo. "Il nome di Nicastri - ha ricordatro il colonnello Nasca - e' stato trovato in un pizzino in occasione dell'arresto di Lo Piccolo e le indagini hanno permesso di dimostrare rapporti economici con partecipazioni anche da Malta, Belgio, Olanda, Lussemburgo".
14,20 - Nel complesso sono stati sottoposti a sequestro antimafia:
- 43 società di capitali, anche con partecipazioni estere, operanti prevalentemente nel settore eolico e fotovoltaico, intestatarie, tra l’altro di centinaia di appezzamenti di terreno ubicati nelle province di Trapani, Palermo, Reggio Calabria, di numerosi beni mobili, immobili e conti correnti;
- un centinaio di beni immobili (terreni, palazzine, ville con piscina, magazzini), ubicati nelle province di Trapani e Catanzaro;
- diverse autovetture di grossa cilindrata nonché un lussuoso catamarano di circa 14 mt. (costruito nel 2009);
- oltre 60 rapporti finanziari (conti correnti, depositi a risparmio, depositi titoli, polizze assicurative).
14,00 - “E’ stata fatta oggi la più grande operazione di sequestro dei beni ad un imprenditore nel Trapanese considerato vicino al boss Matteo Messina Denaro: sono stati sequestrati un miliardo e mezzo di euro” ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, nel corso della trasmissione Mattino 5.
Il provvedimento riguarda l’intero patrimonio di Vito Nicastri, 54enne alcamese, personaggio leader nel settore della produzione alternativa dell’energia elettrica, nel fotovoltaico ed eolico. Nel mirino, numerose società con sede nelle province di Trapani, Palermo, Milano, Roma, Catanzaro, mentre le correlate indagini hanno rilevato interessi di Nicastri anche all’estero, dove ha costituito società o rilevato quote azionarie.
L’attività imprenditoriale di Nicastri è quella dello sviluppatore, figura professionale tipicamente italiana che consiste nella realizzazione e nella successiva vendita, chiavi in mano, di parchi eolici, con ricavi milionari, considerato che ogni MW prodotto viene venduto a circa 2.000.000,00 di euro.
E’ stata effettuata una attenta rilettura – dicono gli inquirenti - dei procedimenti penali e dei numerosi fatti rilevanti per le investigazioni che hanno interessato l’impreditore, che confermano un coinvolgimento a livello relazionale con numerosi e qualificati esponenti mafiosi, con soggetti organici a Cosa nostra, ovvero con soggetti che a loro volta sono entrati in contatto con pregiudicati, anche mafiosi. E’ stata rilevata, infatti, in tutte le vicende nelle quali è stato coinvolto, una sua “vicinanza” con noti esponenti mafiosi.
Alcuni collaboratori di giustizia hanno reso dichiarazioni su Nicastri. Quest’ultimo, coinvolto in una vicenda di tangenti e temendo ritorsioni, si sarebbe rivolto al capo cosca, per chiederne la protezione, accordata, anche a seguito dell’approvazione del famoso Leoluca Bagarella. Nicastri si sarebbe adoperato per versare alla “famiglia” una percentuale sui lavori realizzati, cosa che effettivamente fece versando 200 milioni di lire.
Nicastri è stato coinvolto in alcune operazioni di polizia, nelle quali sono stati arrestati numerosi esponenti mafiosi, ed in particolare nella “Cadice” ed “Abele”, nonché nella più recente operazione “Eolo”, che ha svelato il coinvolgimento di Cosa nostra nel lucroso affare della realizzazione delle centrali eoliche nella provincia di Trapani. Risulterebbero, inoltre, rapporti con le consorterie criminali operanti nel messinese, nel catanese ed anche con la ‘ndrangheta calabrese, in particolare con le ‘ndrine di Platì, San Luca e Africo.
La valenza assunta dall’imprenditore trapanese nell’ambito di Cosa nostra, – secondo gli investigatori – trova riscontro, anche, nell’interessamento nelle vicende imprenditoriali di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, come rileva il pizzino rinvenuto in occasione del loro arresto.
Sequestro record contro i patrimoni mafiosi. La Direzione investigativa antimafia ha sequestrato beni per oltre un miliardo e mezzo di euro a un imprenditore
di Alcamo, Vito Nicastri. La misura di prevenzione patrimoniale e' stata disposta dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, su proposta del direttore della Dia. I dettagli dell'operazione antimafia, fatta scattare nel 'regno' del superlatitante Matteo Messina Denaro, saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa presso la Direzione investigativa antimafia di Trapani, alle 10.30.
Nicastri, 54 anni, è un imprenditore di Alcamo e lavora nel settore delle energie alternative come l’eolico e il fotovoltaico. Nicastri, che ha realizzato alcuni parchi eolici in Sicilia, è stato indicato dagli inquirenti come vicino al boss latitante trapanese Matteo Messina Denaro, ritenuto il nuovo capo di Cosa Nostra.
Secondo il generale Antonio Girone, direttore della Dia, che ha confermato i sospetti relativi ai rapporti tra l’imprenditore e il capomafia, proprio il settore delle energie alternative sarebbe una delle attività economiche scelte da Cosa Nostra per il riciclaggio di denaro sporco.
Nicastri è stato arrestato lo scorso Novembre. ,accusato di indebita percezione di contributi pubblici . Il blitz è scattato al termine di una complessa indagine che ha portato alla luce un articolato sistema di truffa ai danni dello Stato finalizzato all’indebita percezione di contributi pubblici per la realizzazione di parchi eolici.
In manette a Novembre sono finite anche altre tre persone, Oreste Vigorito, di 63 anni di Ercolano (Napoli) e presidente del Benevento Calcio, Ferdinando Renzulli, 42 anni, di Avellino, e Vincenzo Dongarrà , 46 anni, di Enna. L’accusa è per tutti associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata.
In quell'occasione furono sequestrati sei impianti siciliani (tra Catania, Siracusa e Palermo) e uno sardo.
Gli accertamenti di polizia giudiziaria, scaturiti da una iniziale segnalazione del Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie della Guardia di Finanza di Roma, sono stati condotti con il coordinamento della Procura della Repubblica di Avellino e si sono incentrati su 12 società (9 con sede ad Avellino e 3 in Sicilia) beneficiarie di contributi per la realizzazione di parchi eolici destinati alla produzione di energia elettrica.
In particolare sotto sequestro sono finiti: due parchi eolici, uno composto da 28 turbine eoliche, un’altro di 29, nel Comune di Carlentini, Siracusa (SR), per un valore rispettivamente di euro 25.122.132 e 24.743.585; un parco eolico composto da 18 turbine eoliche, per un valore di euro 14.322.634, nel comune di Militello Val di Catania e da ulteriori 11 turbine eoliche, per un valore di euro 8.752.721, nel Comune di Mineo, per un complessivo valore di euro 23.075.356; un parco eolico composto da 30 turbine eoliche nel Comune di Vizzini, Catania, per un valore di euro 21.964.506; un parco eolico composto da 26 turbine eoliche nel Comune di Ploaghe, Sassari, per un valore di euro 20.585.132; un parco eolico composto da 24 turbine eoliche site nel Comune di Camporeale, Palermo, per un valore di euro 19.109.938,18; infine il parco eolico sito in parte nel Comune di Partinico, Palermo, composto da 10 turbine eoliche e in parte nel Comune di Monreale, composto da 9 turbine, il tutto per un complessivo valore di euro 18.627.000.
Di Vito Nicastri aveva parlato a proposito di malaffare nell’ambito della realizzazione dei parchi eolici Vittorio Sgarbi.
CHI E' NICASTRI. vito Nicastri, 53 anni di Alcamo, è il “signore del vento”. L’accusa è di aver presentato nelle richieste di finanziamento di circa 30 milioni di euro, falsi contratti di locazione dei terreni su cui si sarebbero dovute installare le turbine eoliche. Figlio di un elettricista alcamese, dal nulla Nicastri ha costruito un impero economico, dapprima occupandosi di pompe di calore –con la società “Dueccì”- e, successivamente, di impianti eolici. Nicastri, nella sua “carriera” ha intrattenuto importanti rapporti con personaggi politici del trapanese. Da piccolo imprenditore a leader del settore eolico, Nicastri si è concesso anche qualche capriccio; infatti ospitò nella sua villa di Alcamo Marina e poi nel suo yacht, il cantautore Marco Masini, per un esclusivo concerto.
L’imprenditore però non è nuovo a guai con la giustizia: nei primi anni ’90 fu indagato per corruzione e se la cavò con un patteggiamento. La Procura gli contesta di aver ottenuto, illecitamente, un centinaio di milioni di contributi e di aver rivenduto i progetti alle imprese che installano le centrali, tra cui la Ipvc di Vigorito, di cui Nicastri fino a qualche tempo fa era il referente siciliano. L’imprenditore alcamese, inoltre, aveva presentato alla Regione già 9 progetti di parchi solari; insomma aveva cominciato a concentrarsi sul business dell’energia fotovoltaica.
Nei primi anni Novanta, Vito Nicastri, è stato coinvolto in una storia di corruzione nella Tangentopoli siciliana, e ne è uscito indenne raccontando le mazzette pagate ai politici per costruire impianti di energia solare. Un patteggiamento e la prescrizione hanno cancellato quelle vicende penali e così, all’inizio del 2000 Nicastri si è lanciato sull’eolico.