In una nota diramata dall’associazione si legge: “Tale scelta si basa su una semplice considerazione: la mobilitazione dal basso è fondamentale affinchè si possa contrastare il sistema di potere mafioso, ma è tanto fondamentale quanto insufficiente se, accanto ad essa, non si pone un’assunzione di responsabilità diretta della classe politica”.
“Chi governa in Sicilia – continua la nota - in particolare, ha il dovere di evitare qualunque contatto che potrebbe rivelarsi compromettente, altrimenti non è all’altezza del ruolo che è chiamato a ricoprire”. L’associazione sottolinea come non sia importante il dato quantistico dei sessanta voti contestati ad Antinoro, “essi rappresentano come una golden share, cioè quella che nel linguaggio azionario si chiama azione di controllo, determinante, al di là del suo peso percentuale, per entrare a pieno titolo nelle sorti del sistema politico”.
“Ancora una volta, dunque, assistiamo ad un drammatico connubio mafia-politica che viola l’istituto più importante delle democrazie moderne, ossia il voto popolare e compromette quello che Libero Grassi aveva denominato il primato della qualità del consenso: ‘ad una cattiva raccolta di voti, diceva Libero, corrispondono una cattiva democrazia e delle cattive leggi’; ed è proprio in un sistema come questo – conclude il comitato addiopizzo – che il potere mafioso attecchisce e si sviluppa”.