registi della trattativa fra Cosa nostra e pezzi delle istituzioni, durante le stragi Falcone Borsellino. La Procura di Palermo ritiene di aver individuato il suo braccio destro, il "capitano", come si presentava: l'uomo che per ben due volte avrebbe minacciato Massimo Ciancimino, invitandolo a tacere sulla trattativa con i padrini, ma anche sui rapporti del padre Vito con Silvio Berlusconi.
Il "capitano" oggi ha un nome. Dopo il riconoscimento fatto da Ciancimino in fotografia, gli investigatori della Dia hanno svolto diversi accertamenti. E sarebbero arrivati i primi riscontri. Così, è scattato un avviso di garanzia per un funzionario di polizia in forza al servizio segreto civile, l'Aisi. Si chiama Rosario Piraino, ha 53 anni. Adesso è accusato di essere stato l'autista e il collaboratore più stretto del misterioso signor Franco. Il provvedimento che gli è stato notificato porta la firma dei sostituti procuratori Nino Di Matteo e Paolo Guido nonché del procuratore aggiunto Antonio Ingroia. Allo 007 viene contestato il reato di violenza privata, con l'aggravante di aver favorito l'organizzazione Cosa nostra.
È una svolta a sorpresa per l'indagine sulla trattativa. Piraino è uno degli agenti più stimati del centro Aisi di Palermo. Nel 1992 dirigeva l'agenzia di Caltanissetta dell'allora Sisde, che si occupò anche delle indagini sulle stragi di Capaci e via d'Amelio. Da qualche tempo, ormai, lo 007 non segue più le vicende di mafia. È diventato un esperto di eversione e controlla il sottobosco degli ultrà più violenti degli stadi siciliani.
Massimo Ciancimino non ha avuto alcun dubbio nel riconoscerlo. "Si presentò con il nome di capitano mentre ero agli arresti domiciliari - ha raccontato al processo che vede imputato il generale Mario Mori - chiese se mi ricordavo di lui con il signor Franco". Era il 2006. "Disse: Non ti chiederanno niente i magistrati - così prosegue il racconto di Ciancimino - ma qualora lo faranno non è il caso che tu prenda argomento di carabinieri o di rapporti con Berlusconi. Tutte queste situazioni lasciale al di fuori del tuo processo". Quel giorno del 2006 ci sarebbero stati degli uomini con la divisa da carabiniere a scortare il misterioso capitano durante la sua visita a casa Ciancimino, nel centro di Palermo.
Lo 007 si sarebbe materializzato anche l'anno scorso, nell'abitazione bolognese del super testimone della Procura. "Bussò bruscamente - ha raccontato Ciancimino - mi disse: La reputavo un po' più intelligente, mi sembra invece che lei è una gran testa di cazzo. Se non si vuole preoccupare per la sua incolumità , è il caso che rifletta per l'incolumità di suo figlio".
Adesso, la Procura di Palermo spera presto di poter dare un nome anche al signor Franco, ma la strada appare in salita. Il numero di telefono con cui Massimo Ciancimino lo contattava, un 337, è risultato inesistente alla Tim. I magistrati, attraverso la Dia, hanno disposto altre verifiche: è emerso così che negli anni sono stati attivati tutti i numeri immediatamente prima e dopo la sequenza di quel 337. Davvero un giallo, che agli inquirenti fa pensare a un'utenza riservata. Nei prossimi giorni, Piraino sarà interrogato in Procura.