Fratello minore di Bernardo Provenzano, aka "Binu", Simone si era trasferito in Germania nella prima metà degli anni Settanta dove aveva abitato in un paesino del Nordreno-Westfalia per trentun anni. Tornato a Corleone quando aveva già sessantasei anni, si è stabilito nel paese natale a partire dal 2002,
quattro anni prima della fine della latitanza del fratello. E' morto venerdì mattina nella propria abitazione. Non aveva condanne penali. Processato - assieme ai fratelli Bernardo, Giovanni e Salvatore - a Bari, era stato assolto per insufficienza di prove. Era sospettato di aver fornito un falso alibi e di avere contribuito a fornire le armi per un attentato contro Francesco Paolo Streva, successore del medico Michele Navarra, capo indiscusso della famiglia di Cosa nostra corleonese nel dopoguerra e liquidato poi da Luciano Liggio, alleato di “Binu” e Totò Riina. Quando l'11 aprile 2006, fu catturato il capo di Cosa nostra, nel suo covo la polizia trovò dei "pizzini" da cui emergevano pessimi rapporti con Simone, non solo per questioni di interesse e di soldi, ma anche per motivi di rivalità tra i due fratelli.