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23/12/2010 08:27:27

Processo Cuffaro, la Cassazione decide il 21 Gennaio

L’udienza è stata, infatti, fissata. Insieme a Cuffaro hanno presentato ricorso, contro il verdetto emesso lo scorso 23 gennaio dalla Corte di Appello di Palermo, anche gli altri dieci coimputati tra i quali l’ex manager della sanità privata Michele Aiello, ritenuto l’alter ego del boss Bernardo Provenzano nell’imprenditoria e condannato in secondo grado a 15 anni e sei mesi per aver ordito una rete di spionaggio che svelava le notizie sulle indagini di mafia.

Sarà il sostituto procuratore generale Giovanni Galati a rappresentare la Procura della Suprema Corte e ad avanzare, nella sua requisitoria, le richieste inerenti le pene inflitte. Nel processo d’appello vennero elevate le condanne per Cuffaro, passato da cinque anni a sette anni di reclusione a seguito della contestazione dell’aggravante mafiosa, per Aiello che ha visto crescere di un anno e mezzo l’iniziale pena a 14 anni, e per l’ex sottufficiale del Ros Giorgio Riolo la cui pena é salita da sette a otto anni di carcere. Per gli altri otto imputati sono rimaste invariate le condanne inflitte in primo grado, il 18 gennaio 2008, dal Tribunale di Palermo: sei mesi ad Antonella Buttitta, 4 anni e sei mesi al radiologo Aldo Carcione, un anno a Roberto Rotondo, 3 anni a Giacomo Venezia, nove mesi a Michele Giambruno, 4 anni e sei mesi a Lorenzo Iannì, nove mesi a Salvatore Prestigiacomo, due anni ad Angelo Calaciura. In appello fu dichiarata la prescrizione della condanna a due anni per corruzione, per morte dell’imputata, nei confronti di Adriana La Barbera. Con rito abbreviato è stato processato a parte il maresciallo della Dia Giuseppe Ciuro al quale, lo scorso 28 ottobre, la Cassazione ha confermato la condanna a 4 anni e otto mesi. Lo scorso 18 novembre la Cassazione ha confermato la responsabilità penale nel concorso esterno ad un altro politico invischiato nella vicenda, l’ex assessore dell’Udc Mimmo Miceli, ‘delfino’ di Cuffaro, stabilendo però che la condanna a 6 anni e sei mesi dovrà essere rideterminata in appello per la mancata valutazione delle circostanze attenuanti.